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sabato, luglio 06, 2024

Giovedì 4 luglio 2024 Chiedetevi chi sono i veri cattolici? L'arcivescovo Carlo Maria Viganò rilascia una dichiarazione sull'accusa di scisma nei suoi confronti



Ma anche se noi o un angelo dal cielo

«Quando penso che siamo nel palazzo del Sant’Uffizio, che è il testimone eccezionale della Tradizione e della difesa della fede cattolica, non posso fare a meno di pensare che sono a casa mia, e che sono io, che voi chiamate “il tradizionalista”, a dovervi giudicare ». Così parlava L'arcivescovo Marcel Lefebvre nel 1979, quando fu convocato nell'ex Sant'Uffizio, alla presenza del prefetto, il cardinale  Franjo Šeper, e di altri due prelati .

Come ho affermato nel mio Comunicato del 20 giugno, non riconosco l'autorità del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo Prefetto, né di colui che lo ha nominato. Questa mia decisione, certamente dolorosa, non è frutto di fretta o di spirito di ribellione; ma è dettata dalla necessità morale che, come Vescovo e Successore degli Apostoli, mi obbliga in coscienza a rendere testimonianza alla Verità, cioè a Dio stesso, a Nostro Signore Gesù Cristo.

Affronto questa prova con la determinazione che deriva dal sapere che non ho motivo di considerarmi separato dalla comunione con la Santa Chiesa e con il Papato, che ho sempre servito con devozione filiale e fedeltà. Non potrei concepire un solo momento della mia vita al di fuori di questa unica Arca di salvezza, che la Provvidenza ha costituito come Corpo Mistico di Cristo, in sottomissione al suo Capo Divino e al suo Vicario in terra.

I nemici della Chiesa cattolica temono la potenza della Grazia che opera attraverso i Sacramenti, e soprattutto la potenza della Santa Messa, un  katechon  terribile che frustra molti dei loro sforzi e guadagna a Dio tante anime che altrimenti sarebbero dannate. Ed è proprio questa consapevolezza della potenza dell'azione soprannaturale del sacerdozio cattolico nella società che sta all'origine della loro feroce ostilità alla Tradizione. Satana e i suoi seguaci sanno bene quale minaccia l'unica vera Chiesa rappresenti per il loro piano anticristico. Questi sovversivi - che i Romani Pontefici hanno coraggiosamente denunciato come nemici di Dio, della Chiesa e dell'umanità - sono identificabili nell'inimica vis  , la Massoneria. Essa si è infiltrata nella Gerarchia ed è riuscita a farle deporre le armi spirituali a sua disposizione, aprendo le porte della Cittadella al nemico in nome del  dialogo  e  della fratellanza universale , concetti intrinsecamente massonici. Ma la Chiesa, seguendo l’esempio del suo Divino Fondatore, non dialoga con Satana: lo combatte.

LE CAUSE DELLA CRISI ATTUALE

Come ha sottolineato Romano Amerio nel suo fondamentale saggio  Iota Unum , questa resa vile e colpevole ha avuto inizio con la convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano II e con l'azione sotterranea e altamente organizzata di ecclesiastici e laici legati alle sette massoniche, volta a sovvertire lentamente ma inesorabilmente la struttura di governo e il magistero della Chiesa per demolirla dall'interno. Inutile cercare altre ragioni: i documenti delle sette segrete dimostrano l'esistenza di un piano di infiltrazione concepito nell'Ottocento e realizzato un secolo dopo, esattamente nei termini in cui era stato concepito. Analoghi processi di dissoluzione si erano verificati in precedenza in ambito civile, e non è un caso che i Papi abbiano saputo cogliere nelle rivolte e nelle guerre che insanguinarono le nazioni europee l'opera disgregatrice della Massoneria internazionale.

A partire dal Concilio, la Chiesa si è dunque fatta portatrice dei principi rivoluzionari del 1789, come hanno ammesso alcuni fautori del Vaticano II, e come conferma l'apprezzamento delle Logge per tutti i Papi del Concilio e del postconcilio, proprio in ragione dell'attuazione di cambiamenti da tempo auspicati dalla Massoneria.

Il cambiamento – o meglio ancora,  l’aggiornamento  – è stato così al centro della narrazione conciliare da essere il segno distintivo del Vaticano II e da aver posto questa assemblea come il  terminus post quem  che sancisce la fine dell’ancien  régime  – il regime della “vecchia religione”, della “vecchia messa”, del “pre-concilio” – e l’inizio della “chiesa conciliare”, con la sua “nuova messa” e la sostanziale relativizzazione di tutti i dogmi. Tra i fautori di questa rivoluzione compaiono i nomi di coloro che, fino al pontificato di Giovanni XXIII, erano stati condannati e allontanati dall’insegnamento a causa della loro eterodossia. L'elenco è lungo e comprende anche Ernesto Buonaiuti, il  vitandus scomunicato , amico di Roncalli, morto impenitente nell'eresia, e che proprio pochi giorni fa il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha commemorato con una messa nella cattedrale di Bologna, come riporta con malcelata enfasi  Il Faro di Roma  ( qui ):  «A distanza di quasi ottant'anni, un cardinale in piena sintonia con il Papa riparte con un gesto liturgico che ha in tutto e per tutto il sapore della riabilitazione. O almeno un primo passo in quella direzione » .

LA CHIESA E L'ANTICHIESA

Sono quindi convocato davanti al tribunale che ha preso il posto del Sant'Uffizio per essere processato per scisma, mentre il capo dei vescovi italiani – identificato tra i  papabili  e  in piena sintonia con il Papa  – celebra illecitamente una messa di suffragio per uno dei peggiori e ostinati esponenti del modernismo, contro il quale la Chiesa – quella da cui a loro dire sono separato – aveva pronunciato la più severa sentenza di condanna. Nel 2022, sul quotidiano della Cei  Avvenire , il professor Luigino Bruni elogiava il modernismo in questi termini:

[…] “un processo di rinnovamento necessario per la Chiesa cattolica del suo tempo, ancora impermeabile agli studi critici sulla Bibbia che si erano affermati da molti decenni nel mondo protestante. Per Buonaiuti, l’accoglienza degli studi scientifici e storici sulla Bibbia era la via maestra per l’incontro della Chiesa con la modernità. Un incontro che non ebbe luogo, perché la Chiesa cattolica era ancora dominata dai teoremi della teologia neoscolastica e bloccata dal timore controriformista che i venti protestanti potessero infine invadere il corpo cattolico  .

Basterebbero queste parole per farci comprendere l’abisso che separa la Chiesa cattolica da quella che l’ha sostituita, a partire dal Concilio Vaticano II, quando i  venti protestanti  hanno finalmente invaso il corpo cattolico. Questo recentissimo episodio è solo l’ultimo di una serie infinita di piccoli passi, di acquiescenza silenziosa, di ammiccamenti complici con cui gli stessi vertici della gerarchia conciliare hanno reso possibile il passaggio “ dai teoremi della teologia neoscolastica ” – cioè dalla formulazione chiara e inequivocabile dei Dogmi – all’attuale apostasia. Ci troviamo nella situazione surreale in cui una Gerarchia si dice cattolica e perciò esige obbedienza dal corpo ecclesiale, mentre professa dottrine che prima del Concilio la Chiesa aveva condannato; e condanna allo stesso tempo come eretiche dottrine che fino ad allora erano state insegnate da tutti i Papi.

Ciò accade quando l’assoluto viene sottratto alla Verità e relativizzato adattandolo allo spirito del mondo. Come avrebbero agito oggi i Pontefici degli ultimi secoli? Mi avrebbero giudicato colpevole di scisma, o avrebbero piuttosto condannato colui che si atteggia a loro Successore? Insieme a me, il Sinedrio modernista giudica e condanna tutti i Papi cattolici, perché la Fede che hanno difeso è la mia; e gli errori che Bergoglio difende sono quelli che loro, senza eccezione, hanno condannato. Le parole del martire gesuita Edmund Campion in risposta al verdetto che lo aveva dichiarato colpevole di tradimento nel 1581 valgono per l’attuale Vaticano non meno di quanto valessero allora per il Difensore della Fede: “ Condannando noi, condanni tutti i tuoi antenati ”.

ERMENEUTICA DELLA ROTTURA

Mi chiedo allora: quale continuità può essere data tra due realtà che si contrappongono e si contraddicono? tra la  Chiesa conciliare e sinodale di Bergoglio  e quella “bloccata dalla paura della Controriforma” da cui egli ostentatamente prende le distanze? E da quale “Chiesa” sarei in stato di scisma, se quella che si dice cattolica si differenzia dalla vera Chiesa proprio nella predicazione di ciò che Essa ha condannato e nella condanna di ciò che Essa ha predicato?

Gli adepti della “chiesa conciliare” risponderanno che ciò è dovuto all’evoluzione del corpo ecclesiale in un “rinnovamento necessario”; mentre il Magistero cattolico ci insegna che la Verità è immutabile e che la dottrina dell’evoluzione dei dogmi è eretica. Due chiese, certamente: ciascuna con le sue dottrine e liturgie e santi; ma mentre per il credente cattolico la Chiesa è Una, Santa, Cattolica e Apostolica, per Bergoglio la Chiesa è conciliare, ecumenica, sinodale, inclusiva, immigrazionista, ecosostenibile e gay-friendly.

L’auto-rimozione della gerarchia conciliare

È possibile allora che la Chiesa abbia iniziato a insegnare l'errore? Possiamo credere che l'unica Arca di salvezza sia allo stesso tempo anche uno strumento di perdizione per le anime? Che il Corpo Mistico si separi dal suo Capo Divino, Gesù Cristo, facendo fallire la promessa del Salvatore? Ciò non può, naturalmente, essere ammissibile, e coloro che sostengono tale idea cadono nell'eresia e nello scisma. La Chiesa non può insegnare l'errore, né il suo Capo, il Romano Pontefice, può essere allo stesso tempo eretico e ortodosso, Pietro e Giuda, in comunione con tutti i suoi predecessori e allo stesso tempo in scisma con loro. L'unica risposta teologicamente possibile è che la Gerarchia Conciliare, che si proclama cattolica ma abbraccia una fede diversa da quella costantemente insegnata per duemila anni dalla Chiesa Cattolica, appartiene a un'altra entità e quindi non rappresenta la vera Chiesa di Cristo.

A chi mi ricorda che l'arcivescovo Marcel Lefebvre non è mai giunto a mettere in discussione la legittimità del Romano Pontefice, pur riconoscendo l'eresia e perfino l'apostasia dei Papi conciliari – come quando esclamava:  «Roma ha perso la Fede! Roma è in apostasia!»  –, ricordo che negli ultimi cinquant'anni la situazione è drammaticamente peggiorata e che con ogni probabilità questo grande Pastore oggi agirebbe con altrettanta fermezza, ripetendo pubblicamente quanto allora diceva solo ai suoi chierici:  «In questo concilio pastorale, lo spirito dell'errore e della menzogna ha potuto lavorare a suo agio, piazzando ovunque bombe a orologeria che a tempo debito faranno saltare le istituzioni»  (Principes et Directives, 1977). E ancora:  «Colui che siede sul Trono di Pietro partecipa al culto di falsi dei. Quale conclusione dovremmo trarre, forse tra qualche mese, di fronte a questi ripetuti atti di comunicazione con falsi culti? Non lo so. Me lo chiedo. Ma è possibile che ci troveremo costretti a credere che il Papa non è Papa. Perché a prima vista mi sembra – non voglio ancora dirlo in modo solenne e pubblico – che sia impossibile che un eretico possa essere pubblicamente e formalmente Papa”  (30 marzo 1986).

Cosa ci fa capire che la “Chiesa sinodale” e il suo capo Bergoglio non professano la fede cattolica? È l’adesione totale e incondizionata di tutti i suoi membri a una molteplicità di errori ed eresie già condannati dal Magistero infallibile della Chiesa cattolica e dal rifiuto ostentato di ogni dottrina, precetto morale, atto di culto e pratica religiosa che non sia sancito dal “loro” concilio. Nessuno dei due può in coscienza sottoscrivere la Professione di fede tridentina e il Giuramento antimodernista, perché ciò che entrambi esprimono è l’esatto contrario di ciò che il Vaticano II e il cosiddetto “magistero conciliare” insinuano e insegnano.

Poiché non è teologicamente sostenibile che la Chiesa e il Papato siano strumenti di perdizione piuttosto che di salvezza, dobbiamo necessariamente concludere che gli insegnamenti eterodossi trasmessi dalla cosiddetta “Chiesa conciliare” e dai “papi del Concilio” da Paolo VI in poi costituiscono un’anomalia che mette seriamente in discussione la legittimità della loro autorità magisteriale e di governo.

L'USO SOVVERSIVO DELL'AUTORITÀ

Dobbiamo cioè comprendere che l'uso sovversivo dell'autorità nella Chiesa, finalizzato alla sua distruzione (o alla sua trasformazione in una chiesa  diversa  da quella voluta e fondata da Cristo), costituisce di per sé un elemento sufficiente a rendere  nulla e  priva di valore  l'autorità di questo nuovo soggetto che si è maliziosamente sovrapposto alla Chiesa di Cristo, usurpandone il potere. Ecco perché non riconosco la legittimità del Dicastero che mi sta mettendo sotto processo.

Il modo in cui fu attuata l’azione ostile contro la Chiesa cattolica conferma che essa fu pianificata e voluta, perché altrimenti chi l’avesse denunciata sarebbe stato ascoltato e chi vi avesse collaborato si sarebbe subito fermato. Certamente, agli occhi di allora e alla formazione tradizionale della maggior parte dei Cardinali, dei Vescovi e del Clero, lo “scandalo” di una Gerarchia che si contraddiceva appariva di tale enormità da indurre molti Prelati e Chierici a non credere che fosse possibile che i principi rivoluzionari e massonici potessero trovare accoglienza e promozione nella Chiesa. Ma fu proprio questo il  colpo da maestro di Satana  – come lo chiamò Mons. Lefebvre – che seppe servirsi del naturale rispetto e dell’amore filiale dei Cattolici per l’autorità sacra dei Pastori per indurli ad anteporre l’obbedienza alla Verità, forse nella speranza che un futuro Papa potesse in qualche modo sanare il disastro compiuto e i cui esplosivi risultati si potevano già intuire. Ciò non avvenne, nonostante che qualcuno avesse coraggiosamente lanciato l’allarme. E anch’io mi annovero tra coloro che, in quella fase travagliata, non osarono opporsi a errori e deviazioni che non si erano ancora mostrati pienamente nella loro valenza distruttiva. Non voglio dire che non avessi presentimento di quanto stava accadendo, ma che non trovai – a causa dell’intenso lavoro e degli incombenti compiti di natura burocratica e amministrativa al servizio della Santa Sede – le condizioni che mi avrebbero consentito di cogliere l’inaudita gravità di quanto si stava verificando sotto i nostri occhi.

LO SCONTRO

L’occasione che mi portò a scontrarmi con i miei superiori ecclesiastici iniziò quando ero Delegato per le Rappresentanze Pontificie, poi Segretario Generale del Governatorato, infine Nunzio Apostolico negli Stati Uniti. La mia guerra contro la corruzione morale e finanziaria scatenò la furia dell’allora Segretario di Stato, il Cardinale Tarcisio Bertone, quando – in conformità alle mie responsabilità di Delegato per le Rappresentanze Pontificie – denunciai la corruzione del Cardinale McCarrick e mi opposi alla sua promozione di candidati corrotti e indegni all’episcopato presentati dal Segretario di Stato, che mi fece trasferire al Governatorato perché “gli impedivo di fare i vescovi che voleva”. Fu sempre Bertone, con la complicità del Cardinale Giovanni Lajolo, a ostacolare la mia opera volta a contrastare la corruzione dilagante nel Governatorato, dove avevo già ottenuto   risultati importanti oltre ogni aspettativa. Furono sempre Bertone e Lajolo a convincere Papa Benedetto a espellermi dal Vaticano e a inviarmi negli Stati Uniti. Lì mi sono trovato a dover affrontare le vili vicende del cardinale McCarrick, compresi i suoi pericolosi rapporti con i rappresentanti politici dell'amministrazione Obama-Biden e anche a livello internazionale, che non ho esitato a segnalare al Segretario di Stato Parolin, il quale non ne ha tenuto conto.

Ciò mi ha portato a considerare sotto una luce diversa molti eventi a cui avevo assistito durante la mia carriera diplomatica e pastorale, e a coglierne la coerenza con un unico progetto che per sua natura non poteva essere né esclusivamente politico né esclusivamente religioso, poiché includeva un attacco globale alla società tradizionale basato sugli aspetti dottrinali, morali e liturgici dell'insegnamento della Chiesa.

LA CORRUZIONE COME STRUMENTO DI RICATTO

Ecco perché da stimato Nunzio Apostolico – per il quale pochi giorni fa lo stesso Cardinale Parolin mi ha riconosciuto per la mia esemplare lealtà, onestà, correttezza ed efficienza – sono diventato ora un Arcivescovo scomodo, non solo perché ho chiesto giustizia nei processi canonici intrapresi contro prelati corrotti, ma anche e soprattutto per aver fornito una chiave interpretativa che mostra come la corruzione all’interno della Gerarchia fosse una premessa necessaria per controllarla, manipolarla e costringerla con il ricatto ad agire contro Dio, contro la Chiesa e contro le anime. E questo  modus operandi  – che la Massoneria aveva descritto nei dettagli prima di infiltrarsi nel corpo ecclesiale – rispecchia quello adottato nelle istituzioni civili, dove i rappresentanti del popolo, specie ai massimi livelli, sono in gran parte ricattabili perché corrotti e pervertiti. La loro obbedienza ai deliri dell’élite mondialista conduce i popoli alla rovina, alla distruzione, alla malattia e alla morte – morte non solo del corpo, ma anche dell’anima. Perché il vero progetto del Nuovo Ordine Mondiale – di cui Bergoglio è schiavo e da cui trae la propria legittimità dai potenti del mondo – è un progetto essenzialmente satanico, in cui l’opera della Creazione del Padre, della Redenzione del Figlio e della Santificazione dello Spirito Santo viene odiata, cancellata e contraffatta dalla  simia Dei  e dai suoi servi.

SE NON PARLATE, LE PIETRE STESSE GRIDERANNO

Assistere al totale sovvertimento dell’ordine divino e al propagarsi del caos infernale con la zelante collaborazione dei vertici del Vaticano e dell’Episcopato ci fa comprendere quanto siano terribili le parole della Vergine Maria a La Salette –  Roma perderà la fede e diventerà la sede dell’Anticristo  – e quale odioso tradimento costituisca l’apostasia dei Pastori, e il tradimento ancora più inaudito di colui che siede sul Trono del Beatissimo Pietro.

Se tacessi di fronte a questo tradimento, che si consuma con la paurosa complicità di molti, troppi Prelati restii a riconoscere nel Concilio Vaticano II la causa principale della presente rivoluzione e dell'adulterazione della Messa cattolica come origine della dissoluzione spirituale e morale dei fedeli, violerei il giuramento prestato il giorno della mia Ordinazione e rinnovato in occasione della mia Consacrazione episcopale. Come Successore degli Apostoli, non posso e non voglio accettare di assistere alla demolizione sistematica della Santa Chiesa e alla dannazione di tante anime senza cercare con ogni mezzo di oppormi a tutto questo. Né posso considerare un silenzio codardo per amore di una vita tranquilla  preferibile alla testimonianza del Vangelo e alla difesa della Verità cattolica.

Una setta scismatica mi accusa di scisma: questo dovrebbe bastare a dimostrare la sovversione in atto. Immaginate quale imparzialità di giudizio potrà esercitare un giudice quando dipende da colui che io accuso di essere un usurpatore. Ma proprio perché questo evento è emblematico, voglio che i fedeli – che non sono tenuti a conoscere il funzionamento dei tribunali ecclesiastici – comprendano che il delitto di scisma non si commette quando vi sono fondate ragioni per ritenere dubbia l’elezione del Papa, dovute sia al  vitium consensus  sia alle irregolarità o alle violazioni delle norme che regolano il conclave (cfr. Wernz-Vidal,  Ius Canonicum , Roma, Pont. Univ. Greg., 1937, vol. VII, p. 439).

La Bolla  Cum ex apostolatus officio  di Paolo IV stabilì in perpetuo la nullità della nomina o elezione di qualsiasi Prelato – compreso il Papa – che fosse caduto in eresia prima della sua promozione a Cardinale o elevazione a Romano Pontefice. Definisce la promozione o elevazione come  nulla, irrita et inanis  – nulla, invalida e senza alcun valore – “ anche se è avvenuta con l’accordo e il consenso unanime di tutti i Cardinali; né si può dire che sia convalidata dalla ricezione dell’ufficio, dalla consacrazione o dal possesso […], o dalla presunta intronizzazione […] dello stesso Romano Pontefice o dall’obbedienza prestatagli da tutti e dal corso di qualsiasi durata di tempo nel detto esercizio del suo ufficio. ” Paolo IV aggiunge che tutti gli atti compiuti da questa persona sono da considerarsi egualmente nulli, e che i suoi sudditi, sia chierici che laici, sono liberati dall'obbedienza nei suoi confronti, “ fermo però, da parte di questi stessi sudditi, l'obbligo di fedeltà e obbedienza da prestare ai futuri Vescovi, Arcivescovi, Patriarchi, Primati, Cardinali e Romani Pontefici, che siano canonicamente insediati ”. Paolo IV conclude: “ E a maggior confusione di coloro che sono stati così promossi ed elevati, là dove pretendono di continuare la loro amministrazione, è lecito chiedere l'aiuto del braccio secolare; né per questo coloro che si sottraggono alla fedeltà e all'obbedienza verso coloro che sono stati promossi ed elevati nel modo già detto, siano soggetti ad alcuna di quelle censure e punizioni imposte a coloro che vorrebbero strappare la tunica del Signore ” .

Per questo motivo, con serenità di coscienza, sostengo che gli errori e le eresie a cui Bergoglio ha aderito prima, durante e dopo la sua elezione, insieme all'intendimento da lui manifestato nella sua apparente accettazione del Papato, rendono nulla e non valida la sua elevazione al soglio.

Se tutti gli atti di governo e di magistero di Jorge Mario Bergoglio, nei contenuti e nella forma, risultano estranei e perfino in conflitto con ciò che costituisce l'azione di uno qualsiasi dei papi; se anche un semplice credente e un non cattolico comprendono l'anomalia del ruolo che Bergoglio sta svolgendo nel progetto globalista e anticristiano portato avanti dal  World Economic Forum , dalle Agenzie ONU, dalla Commissione Trilaterale, dal Gruppo Bilderberg, dalla Banca Mondiale e da tutte le altre ramificazioni tentacolari dell'élite globalista, ciò non dimostra minimamente che io desideri lo scisma evidenziando e denunciando questa anomalia. Eppure vengo attaccato e perseguitato perché c'è chi si illude che condannandomi e scomunicando la mia denuncia del colpo di Stato perderà in qualche modo la sua coerenza e consistenza. Questo tentativo di mettere a tacere tutti non risolve nulla; anzi rende ancora più colpevoli e complici coloro che cercano di nascondere o minimizzare la metastasi che sta distruggendo il corpo ecclesiale.

LA “DEMINUTIO” DEL PAPATO SINODALE

A tutto questo si aggiunga il Documento di studio  Il vescovo di Roma  ( qui ) che il Dicastero per la promozione dell'unità dei cristiani ha recentemente pubblicato e il declassamento del papato in esso teorizzato, in applicazione dell'Enciclica  Ut unum sint di Giovanni Paolo II , che a sua volta rimanda alla Costituzione  Lumen gentium  del Vaticano II. Appare del tutto legittimo – e doveroso, in nome del primato della Verità cattolica sancito nei documenti infallibili del Magistero pontificio – domandarsi se la scelta deliberata di Bergoglio di abolire il titolo apostolico di Vicario di Cristo e di scegliere di definirsi  simpliciter  Vescovo di Roma non costituisca in qualche modo una  deminutio  del papato stesso, un attentato alla costituzione divina della Chiesa e un tradimento del  Munus petrinum . E a ben guardare, il passo precedente è stato compiuto da Benedetto XVI, che ha inventato – insieme all’“ermeneutica” di una impossibile “continuità” tra due entità totalmente estranee – il  monstrum  di un “Papato collegiale” esercitato simultaneamente dal gesuita e dall’emerito.

Non è un caso che il Documento di studio citi una frase di Paolo VI: « Il Papa […] è senza dubbio l’ostacolo più serio sulla via dell’ecumenismo » (Discorso al Segretario per la promozione dell’unità dei cristiani, 28 aprile 1967). Montini aveva iniziato a preparare il terreno quattro anni prima, quando aveva deposto in modo drammatico la Tiara. Se questa è la premessa di un testo che vuole servire a rendere il Papato romano “compatibile” con la negazione del Primato di Pietro che gli eretici e gli scismatici respingono; e se lo stesso Bergoglio si presenta come mero  primus inter pares  in mezzo all'assemblea delle sette e confessioni cristiane non in comunione con la Sede Apostolica, omettendo di proclamare la dottrina cattolica sul Papato definita solennemente e infallibilmente dal Concilio Vaticano I, come non pensare che l'esercizio del Papato e anzi la stessa intenzione di accettarlo siano stati viziati da un difetto di consenso  qui  e  qui ) , tale da rendere nulla o quantomeno altamente dubbia la legittimità di “Papa Francesco”? Da quale “chiesa” potrei separarmi, quale “papa” mi rifiuterei di riconoscere, se la prima si definisce “chiesa conciliare e sinodale” in antitesi alla “chiesa preconciliare” –  cioè  la Chiesa di Cristo – e la seconda dimostra di considerare il Papato come una sua prerogativa personale di cui disporre modificandolo e alterandolo a suo piacimento, sempre in coerenza con gli errori dottrinali insiti nel Vaticano II e nel “magistero” postconciliare?

Se il papato romano – il papato, per intenderci, di Pio IX, Leone XIII, Pio X, Pio XI, Pio XII – è considerato un ostacolo al dialogo ecumenico, e il dialogo ecumenico è perseguito come priorità assoluta della “chiesa sinodale”, rappresentata da Bergoglio, quale modo migliore potrebbe essere attuato questo dialogo se non rimuovendo quegli elementi che rendono il papato incompatibile con esso, e quindi manomettendolo in modo del tutto illegittimo e invalido?

IL CONFLITTO DI TANTI FRATELLI VESCOVI E FEDELI

Sono convinto che tra i Vescovi e i sacerdoti sono molti coloro che hanno sperimentato e sperimentano ancora oggi il lancinante conflitto interiore di trovarsi divisi tra ciò che Cristo Pontefice chiede loro – e lo sanno bene – e ciò che colui che si presenta come Vescovo di Roma impone con la forza, con il ricatto, con le minacce.

Oggi più che mai è necessario che noi Pastori ci svegliamo dal nostro torpore:  Hora est iam nos de somno surgere  (Rm 13,11). La nostra responsabilità davanti a Dio, alla Chiesa e alle anime ci impone di denunciare senza mezzi termini tutti gli errori e le deviazioni che abbiamo tollerato per troppo tempo, perché non saremo giudicati né da Bergoglio né dal mondo, ma da Nostro Signore Gesù Cristo. A Lui renderemo conto di ogni anima perduta per nostra negligenza, di ogni peccato commesso da ogni anima per causa nostra, di ogni scandalo di fronte al quale abbiamo taciuto per falsa prudenza, per desiderio di quiete, per complicità.

Nel giorno in cui avrei dovuto presentarmi per difendermi davanti al Dicastero per la Dottrina della Fede, ho deciso di rendere pubblica questa mia dichiarazione, cui aggiungo una denuncia dei miei accusatori, del loro “concilio”, del loro “papa”. Chiedo ai Santi Apostoli Pietro e Paolo, che hanno consacrato col proprio sangue il suolo dell’Alma  Urbe  , di intercedere presso il trono della Divina Maestà, affinché ottengano per la Santa Chiesa che sia finalmente liberata dall’assedio che la eclissa e dagli usurpatori che la umiliano, facendo della  Domina gentium  la serva del disegno anticristico del Nuovo Ordine Mondiale.

IN DIFESA DELLA CHIESA

La mia difesa non è dunque una difesa personale, ma una difesa della Santa Chiesa di Cristo, nella quale sono stato costituito Vescovo e Successore degli Apostoli, con il preciso mandato di custodire il Deposito della Fede e di predicare la Parola, insistendo  opportunamente, importunando  – al momento opportuno e non opportuno – rimproverando, rimproverando, esortando con ogni pazienza e dottrina (2 Tm 4,2).

Respingo fermamente l'accusa di aver lacerato la veste inconsutile del Salvatore e di essermi allontanato dall'Autorità Suprema del Vicario di Cristo: per separarmi dalla comunione ecclesiale con Jorge Mario Bergoglio, avrei dovuto prima essere in comunione con lui, cosa non possibile perché Bergoglio stesso non può essere considerato membro della Chiesa, a causa delle sue molteplici eresie e della sua manifesta estraneità e incompatibilità con il ruolo che invalidamente e illecitamente ricopre.

LE MIE ACCUSE CONTRO JORGE MARIO BERGOGLIO

Davanti ai miei Fratelli nell'Episcopato e all'intero corpo ecclesiale, accuso Jorge Mario Bergoglio di eresia e scisma, e chiedo che venga giudicato come eretico e scismatico e rimosso dal Trono che occupa indegnamente da oltre undici anni. Ciò non contraddice in alcun modo l'adagio  Prima Sedes a nemine judicatur , perché è evidente che, poiché un eretico non può assumere il Papato, non è al di sopra dei Prelati che lo giudicano.

Accuso anche Jorge Mario Bergoglio di aver causato – a causa del prestigio e dell’autorità della Sede Apostolica da lui usurpata – gravi effetti avversi, sterilità e morte nei milioni di fedeli che hanno seguito il suo insistente invito a sottoporsi all’inoculazione di un siero genico sperimentale prodotto con feti abortiti, arrivando persino a emanare una formale “Nota” dichiarando che l’uso del vaccino è moralmente lecito  qui  e  qui ) . Di questo crimine contro l’umanità dovrà rispondere davanti al Tribunale di Dio.

Denuncio, infine, l'accordo segreto tra la Santa Sede e la dittatura comunista cinese, con il quale la Chiesa è stata umiliata e costretta ad accettare la nomina governativa dei Vescovi, il controllo delle celebrazioni liturgiche e limitazioni alla libertà di predicazione, mentre i cattolici fedeli alla Sede Apostolica sono perseguitati impunemente dal governo di Pechino con il silenzio complice del Sinedrio romano.

IL RIFIUTO DEGLI ERRORI DEL VATICANO II

Considero un onore essere “accusato” di rigettare gli errori e le deviazioni implicite nel cosiddetto Concilio Ecumenico Vaticano II, che ritengo del tutto privo di autorità magisteriale a causa della sua eterogeneità rispetto a tutti i veri Concili della Chiesa, che riconosco e accetto pienamente, come riconosco e accetto pienamente tutti gli atti magisteriali dei Romani Pontefici.

Respingo con convinzione le dottrine eterodosse contenute nei documenti del Vaticano II e che sono state condannate dai Papi fino a Pio XII, o che contraddicono in qualsiasi modo il Magistero cattolico. Trovo quantomeno sconcertante che coloro che mi stanno processando per scisma siano coloro che abbracciano la dottrina eterodossa secondo cui esiste un vincolo di unione " con coloro che, essendo battezzati, sono onorati del nome di cristiani, anche se non professano la fede nella sua interezza o non conservano l'unità della comunione con il successore di Pietro " (LG 15). Mi chiedo con quanta facilità si possa contestare a un Vescovo la mancanza di comunione che si afferma esista anche con gli eretici e gli scismatici.

Allo stesso modo condanno, respingo e rifiuto le dottrine eterodosse espresse nel cosiddetto “magistero postconciliare” che ha avuto origine con il Vaticano II, così come le recenti eresie relative alla “chiesa sinodale”, la riformulazione del Papato in chiave ecumenica, l’ammissione dei concubinari ai Sacramenti e la promozione della sodomia e dell’ideologia del “gender”. Condanno anche l’adesione di Bergoglio alla frode climatica, una folle superstizione neo-malthusiana generata da coloro che, odiando il Creatore, non possono fare a meno di detestare anche la Creazione, e con essa l’uomo, che è fatto a immagine e somiglianza di Dio.

CONCLUSIONE

Ai fedeli cattolici, oggi scandalizzati e disorientati dai venti di novità e dalle false dottrine promosse e imposte da una Gerarchia ribelle al Divino Maestro, chiedo di pregare e di offrire sacrifici e digiuni  pro libertate et exaltatione Sanctæ Matris Ecclesiæ , affinché la Santa Madre Chiesa trovi la sua libertà e il suo trionfo con Cristo, dopo questo tempo di passione. Coloro che hanno avuto la Grazia di essere incorporati a Lei nel Battesimo non abbandonino la loro Madre che oggi giace prostrata e sofferente:  tempora bona veniant, pax Christi veniat, regnum Christi veniat.

Dato a Viterbo, il giorno 28 del mese di giugno, anno del Signore 2024, nella vigilia dei santi apostoli Pietro e Paolo.


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