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lunedì, dicembre 01, 2014

Nicolò Giuseppe Bellia : ANTROPOCRAZIA LOGICA E ATTUAZIONE

INDICE

APPENDICE 1 : INTRODUZIONE - PROPOSTA DI RIFORMA DEL SISTEMA FISCALE E MONETARIO PER LA RIPRESA PRODUTTIVA -
APPENDICE 2 : PENSIERI SOCIALI DI RUDOLF STEINER DAL LIBRO: ESIGENZE SOCIALI DEI TEMPI NUOVI - SECONDA CONFERENZA - COMMENTI IN CORSIVO DI NICOLO' GIUSEPPE BELLIA



 Libri come questo hanno tre scopi distinti.
Il primo è quello di obiettivare i pensieri che si formano nella coscienza individuale in rapporto alle esperienze della vita sociale.
Di fronte al quadro desolante odierno la coscienza reagisce formando quei pensieri che siano capaci di riconfigurare i dati dell'esperienza in un ordine corrispondente ai sani aneliti della vita dell'anima dell'Essere Umano.
La continua meditazione di tali pensieri forma un contenuto vivente capace di preservare la coscienza dalla disperazione che altrimenti la invaderebbe.
La forma di pensiero di tale reazione creativa può divenire un contributo sulla via del progresso generale.
Il riscontro positivo nella coscienza, con la formazione di un atteggiamento profondo di speranza per il futuro, è l'unico elemento necessario a questo livello.
Da questo punto di vista non sarebbe necessario neppure esplicare esteriormente quanto viene formandosi nell'anima, giacché il vero colloquio è con le forze vitali evocate con la propria attività meditativa e non ci si aspetta una risposta dagli altri Esseri Umani.
L'atteggiamento è analogo a quello del matematico le cui certezze scaturiscono dai propri pensieri e non già dal riconoscimento di altri.
La disposizione di spirito è simile a quella della vera preghiera che vuole essere superindividuale ed anelante verso valori universali.
Dal punto di vista strettamente individuale non si ha la necessità di comunicare ad altri quanto si va vivendo, essendo sufficiente il riscontro interiore vitalizzante esplicantesi nel beatificante sentimento di speranza che invade la coscienza.
Nell'esteriorizzare in uno scritto quanto si va conquistando si ha in vista un secondo scopo consistente nel desiderio di mettere a disposizione delle persone amate i frutti delle proprie conquiste.
Il matematico sa che il proprio lavoro, sintetizzato nelle formule trovate, può essere di grande utilità per i propri simili e lo offre ad essi con le proprie pubblicazioni.
Analogo è l'atteggiamento di colui che pensa sulla vita sociale nel senso sopra specificato: egli vuole donare quanto ha conquistato alle persone che ama per estendere a loro i benefici interiori ricavati.
A tal fine lo scritto acquista il valore di una lettera indirizzata alla persona cara.
Non sarebbe quindi necessario che le proprie comunicazioni acquistassero la forma di libro a stampa, ma sarebbe sufficiente che avessero la forma di copie del manoscritto.
Ciò in quanto l'esiguità del numero di coloro, con cui si intrattengono rapporti diretti, non giustificherebbe lo sforzo necessario per una pubblicazione tipografica.
Ma chi scrive può anche conseguire la convinzione che la problematica che lo ha travagliato investa ampie e consapevoli sfere di Esseri Umani.
È sempre con tale convinzione e speranza di utilità che si decide di dare la forma di libro a quanto è derivato dal proprio lavoro individuale.
L’Antropocrazia nasce in una sfera di pensiero in cui è assente ogni compiacimento e fine soggettivo e pertanto non si cerca la conquista di adesioni superficiali, ma ci si attende quella che comunemente si chiama comprensione, basata su analisi pensanti.
Tutti coloro che, nel leggere questo scritto, vedano nascere in loro reazioni emotive non sono, perciò stesso, i destinatari di questo lavoro, il cui fine è scientifico e di servizio.
Con ciò non si vuol dire che si presume di imporre una verità indiscutibile, ma che eventuali osservazioni debbano nascere sulla base di dati sperimentali e quindi di pensiero.
Le inveterate abitudini ad atteggiamenti ideologici e passionali sono assolutamente inadatte ad entrare nello spirito di quello che vuole essere semplicemente un Progetto, con potenzialità di risanamento, rispetto a tutti i mali che si incontrano nell’attuale vita sociale.
D’altro canto, anche nell’improbabile ipotesi che tutti gli italiani condividessero la bontà e validità di tale progetto, ciò non sarebbe condizione sufficiente per ottenerne l’attuazione, giacché il Potere vigente, basato su centinaia di migliaia di leggi, sarebbe in grado di non farlo passare, se non dopo il totale disfacimento sociale.
È per tale motivo che nel libro si accenna a quella che è stata chiamata: la conversione dei Politici.

I

Ogni Essere Umano aspira a conseguire la felicità. Il processo ha inizio con la percezione del dolore. Noi proviamo dolore in quanto, alla situazione che lo genera, si contrappone una nostra profonda visione di uno stato soggettivo ideale di gioia, correlato allo stato doloroso. Se non vi fosse questa contrapposizione noi accetteremmo come ovvio il dolore. Ciò ci conduce a pensare che tutto il dolore esistente nell’Universo costituisca un’immensa riserva di potenziale felicità da realizzare. In altri termini tutto il futuro è contenuto come potenzialità nel dolore accumulato nelle Coscienze.
Nasce così l’esigenza di stabilire il percorso per trasformare il dolore in gioia. Siccome per chiunque percepisca il dolore il problema è individuale, appare logico pensare che il suo superamento dovrà avvenire ad opera del soggetto che è in stato di dolore. La via per attuare tale superamento è quella che porti il singolo a prendere piena coscienza dei fattori che gli generano dolore e riconfigurarli in una connessione ideale tale che gli facciano apparire non doloroso il nuovo insieme pensato. Ma questo non basta. Occorre avvolgere tali pensieri di immagini che li leghino alla realtà dell’esperienza dolorosa, per verificarne preliminarmente, in maniera immaginativa, la potenzialità di trasformare il dolore concreto in gioia potenziale. Accertata la validità della soluzione trovata occorre procedere alla realizzazione del singolo progetto di felicità, attivando la propria volontà.
Ma l’esperienza insegna che ogni sforzo volitivo è di per se stesso fonte di dolore e quindi è necessario che la speranza di gioia proveniente dal progetto di singola felicità controbilanci tale dolore e lasci uno stimolo residuo positivo per procedere al compimento dell’opera.
Come è facile vedere nel processo descritto hanno operato: inizialmente il Pensiero, poi la Fantasia, quindi la Volontà. Questo percorso è quello della Creatività la cui tecnica va conquistata con esercizi coscienti.
L’Essere che sperimenta gli stati di dolore deve imparare a prendere possesso di tali 3 facoltà.
Deve esercitarsi nella facoltà di pensare e in ciò potrà essergli utile anche lo studio della matematica, non come nozioni, ma come metodo, imparando a connettere i pensieri secondo le loro leggi e non secondo i desideri soggettivi.
Deve sviluppare la propria fantasia attingendo alla propria memoria e connettendo liberamente le immagini sotto la propria guida interiore.
Deve abituarsi a governare la propria volontà, cioè il proprio corpo, direttamente e non sotto lo stimolo di una emozione o di un impulso. I Maestri suggeriscono di esercitarsi a lungo a compiere quotidianamente atti volitivi semplici, quali ad esempio quello di spostare una sedia, per ordine della propria interiorità e senza un fine di convenienza.
Chi si esercita con pazienza nei tre modi sopra indicati acquisisce la Creatività e quindi la capacità di trasformare il dolore in gioia.
Se consideriamo la Creatività come la più importante qualità dell’Essere Umano, dovremo giudicare della bontà di un Sistema Sociale a seconda che esso favorisca o impedisca lo sviluppo di tale suprema qualità umana.
L’Antropocrazia è un progetto sociale dalla cui realizzazione scaturirà la possibilità per ciascun Essere Umano di avviarsi liberamente nel cammino dello sviluppo della propria Creatività e quindi della trasformazione di tutti i propri dolori in gioie.

II

Per un Essere Umano che abbia compreso che la propria felicità dipende dalla possibilità di sviluppare la propria Creatività è necessario che ogni propria scelta sociale debba dipendere da tale esigenza. Egli considererà positivo per il proprio sviluppo tutto ciò che lo metta in condizione di perseguire questo suo fine primario. Potendo scegliere tra varie realtà sociali egli si orienterà verso quella che gli renda più semplice la realizzazione di questo suo scopo.
Domandiamoci a questo punto quali siano le condizioni ottimali nella direzione voluta. La prima esigenza è quella vitale. L’Essere Umano per vivere ha necessità di disporre liberamente dei beni della Natura. Tale disponibilità egli la può conseguire o vivendo in un contesto primitivo oppure in una adeguata struttura sociale. Ciò che rende idoneo un contesto sociale per la finalità sopra indicata è l’assicurazione della libera disponibilità dei mezzi per la sopravvivenza e la possibilità di godersi in pace tutto quanto egli realizzerà nel proprio sviluppo creativo. La prima esigenza potrà essere soddisfatta se egli, oltre alla possibilità di lavorare, godrà di un reddito di cittadinanza, dalla nascita alla morte, tale da garantirgli, in ogni caso, il diritto alla vita. La seconda esigenza presuppone che egli viva in un contesto sociale dotato di codici e corrispondenti strutture esecutive, tali da consentirgli il libero godimento di tutto quanto egli porrà in essere con il proprio lavoro e con l’esercizio della propria volontà, in libero scambio con i propri simili. Come ciò possa concretamente realizzarsi sarà trattato in seguito. Qui limitiamoci a porre in evidenza l’indispensabilità di tali due condizioni: sicurezza economica e sicurezza giuridica.
Se esaminiamo tutte le organizzazioni sociali esistenti nel mondo ci accorgiamo che in nessuna di esse, tali esigenze, trovano la loro piena realizzazione. La vita degli Esseri Umani è abbandonata all’alea del mercato ed i loro diritti non sono in pratica tutelati. Ciò dipende dal fatto che tutte le organizzazioni statali pongono come categoria suprema del vivere sociale le strutture di potere e non il libero sviluppo dei Cittadini. Ciò dipende dal fatto che tutti gli Stati moderni hanno ricevuto ereditariamente la loro impronta dall’Impero Romano. Mentre le società reali, sotto l’impulso del cristianesimo, si sono sviluppate verso una filosofia sociale che vuole la centralità dell’Essere Umano, le strutture statali, abbarbicate alla pratica del Potere hanno continuato ad opprimere i Cittadini considerandoli come strumenti passivi delle loro finalità extra umane. Ciò ha determinato un enorme accumulo di dolori nelle coscienze umane, facendo nel contempo fallire ogni, seppur minima, esigenza di giustizia sociale. Oggi noi assistiamo all’assurdo fenomeno che, parallelamente allo sviluppo scientifico, tecnologico e della ricchezza globale, di contro aumenta la sofferenza della stragrande maggioranza dei sempre più poveri. Oggi siamo arrivati al punto che, con un enorme accumulo legislativo, e con l’introduzione di macchine sempre più sofisticate, non si è più in grado di consentire il formarsi di iniziative capaci di fornire la base lavorativa per la sopravvivenza materiale. Le nuove generazioni, prive di ogni potere contrattuale , non trovano più occasioni di lavoro e vivono nella più profonda disperazione.
Ciò dipende dal fatto che i vari Governi, succedutisi nel tempo, nella loro smania di potere, hanno create un tal numero di leggi e di vincoli, per cui ogni spazio per la Creatività umana è stato chiuso. Mentre per distruggere quanto restava di vitale economicamente l’esercizio delle leve finanziarie ha avuto una piena efficacia, di contro, per ricostruire, tali leve sono totalmente inefficaci per la qual cosa, a breve, si prospetta il caos sociale. Né è possibile sperare in un soprassalto di coscienza delle forze dirigenti immersi in una piena ottusità sociale in quanto assorbite nelle lotte per il potere. Cosa si può sperare da esseri che non hanno compreso l’assurdità degli attuali sistemi fiscali che, scaricandosi sulle attività produttive, costringono le Aziende a scaricare sui prezzi tutti gli oneri fiscali e previdenziali e quindi sui poveri, ultimi acquirenti?
Come mai non è stato ancora compreso che tutti gli attuali sistemi fiscali sono incostituzionali in quanto contravvengono allo sbandierato principio che il peso fiscale debba essere sopportato in maggior misura. e con il principio della progressività, da parte di chi più ha e meno da parte dei poveri?
Tali assurdità sono vissute dolorosamente da parte dei poveri, il cui numero aumenta sempre più.
L’Antropocrazia supera tutte le assurdità degli attuali sistemi sociali e prospetta soluzioni concrete e rapide non soltanto per uscire dalle presenti disastrose condizioni sociali, ma anche per avviare uno sviluppo generale volto a consentire a ciascun Essere Umano di avviarsi sulla strada della Creatività, per la propria e per l’altrui felicità.

 III

La semplice logica della vita economica è tale che consente ad un’Azienda di restare in vita a condizione che abbia redditività, cioè margini di utili. Ne deriva la necessità per i suoi gestori di scaricare sui prezzi tutti i propri oneri, compresa la quota di utile che si ritiene compensativa del rischio economico. Tutte le filosofie politiche che hanno mirato a scaricare sul settore produttivo gli oneri statali, sia quelli ordinari sia quelli della cosiddetta socialità assistenziale, nella loro traduzione legislativa, non hanno fatto altro che far pagare, attraverso i prezzi di mercato, agli acquirenti, cioè ai poveri, il peso delle loro assurde velleità. Quando ci si renderà conto di tale assurdità – i margini di tempo sono ristretti – si passerà alla realizzazione di quello che l’Antropocrazia chiama "Fiscalità Monetaria".Se è vero, come è vero, che tutti i gravami fiscali, previdenziali ed assistenziali, scaricandosi sui prezzi, finiscono con il rendere i poveri sempre più poveri, è necessario trovare un nuovo tipo di fiscalità che non abbia questo difetto mortale. L ‘unica fiscalità concepibile che non gravi sui prezzi è quella monetaria.
In Italia la massa dei beni monetari assoggettabili a tale nuova imposizione fiscale, sostitutiva della precedente, supera gli otto milioni e cinquecento mila miliardi di lire. Con una modesta aliquota dell’8 % annua si può sostituire vantaggiosamente il precedente prelievo fiscale. Tale prelievo, dopo l’istituzione della datazione annuale della moneta cartacea, sarà facilmente effettuato dal sistema bancario e versato in un super computer chiamato Banca degli Italiani, con costi di prelievo pressoché nulli.
Andiamo ora ad esaminare quali saranno gli effetti di tale riforma fiscale.
Togliendo alle Aziende tutti gli oneri fiscali, previdenziali, assistenziali e quelli burocratici si porta queste ultime alla condizione di potere, e dovere, ridurre fortemente i prezzi. Consideriamo tale riduzione media generale dei prezzi calcolabile, con buona approssimazione, nella misura del 50 %.
La prima conseguenza di tale dimezzamento dei prezzi sarà il raddoppio del valore di tutti i precedenti redditi lavorativi ed assistenziali, facendo con ciò uscire una gran massa di Cittadini dalla fascia di povertà in cui sono stati forzati. Si consideri anche che tutto quanto veniva prelevato dalla busta paga tornerà nelle tasche dei lavoratori e dei percettori di redditi imponibili.
La seconda conseguenza sarà quella che dalle nazioni estere ci verrà richiesta la rivalutazione della Lira del 100 %, per ripristinare il precedente equilibrio commerciale mondiale. Con ciò anche i prezzi dei prodotti di importazione dimezzeranno di valore in conseguenza della nuova parità monetaria.
La terza conseguenza sarà quella del raddoppio del potere di acquisto della massa monetaria nazionale, di otto milioni e cinquecento mila miliardi di lire, con potenziali conseguenze negative nell’equilibrio interno dei prezzi. Per eliminare tale potenzialità negativa sarà necessario prelevare la metà di tale somma e versarla nella Banca degli Italiani.
La metà che resterà in possesso dei detentori conserverà, in presenza di prezzi dimezzati, lo stesso potere di acquisto di quello precedente la riforma fiscale.
Con tale prelievo di quattro milioni e duecentocinquanta mila miliardi di lire sarà possibile l’immediata estinzione del debito pubblico allargato.
Con l’estinzione del debito pubblico allargato tutti i precedenti stanziamenti di bilancio, per fare fronte ai relativi interessi, resteranno disponibili per l’istituzione del Reddito di Cittadinanza Generalizzato a favore dei Cittadini, dalla nascita alla morte. Va notato che tale reddito viene richiesto da tutta la moderna filosofia sociale, ma appare potenzialmente disastroso in presenza della vecchia fiscalità, mentre con la nuova Fiscalità Monetaria la cosa diverrà di facile realizzazione.L’ammontare del valore mensile di tale Reddito di Cittadinanza Generalizzato appare prevedibile in misura maggiore di 700.000 lire attuali mensili. Con tale provvedimento ogni Cittadino potrà organizzare la propria vita, anche lavorativa, partendo dalle proprie vocazioni e non dalle sole esigenze di procurarsi il necessario per sopravvivere.Con ciò avrà inizio lo sviluppo di ciascuno verso la Creatività e quindi verso la felicità.
Come è facile vedere l’Antropocrazia, con l’istituzione della Fiscalità Monetaria e con tutto quanto di positivo ne consegue, libera l’Essere Umano dalla schiavitù della materia e lo mette in condizione di poter avviare un proficuo lavoro di superamento delle condizioni di dolore che la precedente forzata immersione nella realtà materiale ha prodotto nella sua interiorità.

IV

Con la Fiscalità Monetaria e con il Reddito di Cittadinanza Generalizzato l’Essere Umano potrà realizzare la sicurezza economica. Con tale sicurezza ci si potrà avviare verso la Creatività e quindi verso la trasformazione dei contenuti interiori di dolore, in felicità. A questo punto dobbiamo chiederci: sarebbe ciò sufficiente per una prospettiva di vita serena? La risposta è: no!.
Se la Creatività, la Fantasia ed il Libero Lavoro consentiranno a ciascuno di realizzare anche prodotti materiali, con l’impiego dei beni forniti dalla Natura, come potrà l’Essere Umano non sentire propri tali prodotti? Egli certamente li amerà e li considererà come una estrinsecazione della propria Personalità e si sentirà anche libero di scambiarli con altre cose realizzate dai propri simili, con fini reciproci di convenienza personale. Con ciò il patrimonio personale sarà costituito da ciò che ciascuno sente come estrinsecazione della propria interiorità, con l’aggiunta di quanto sarà entrato legittimamente in possesso durante la propria vita. Ma nel mondo non esistono soltanto forze positive. L’esperienza ha insegnato che possono nascere conflitti tra gli Esseri Umani, motivati da buona o cattiva fede. Tale doloroso patrimonio di esperienze, proprie ed altrui, terrebbe l’Essere Umano in apprensione per la propria sicurezza e per quella dei propri beni. Egli si sentirebbe portato ad armarsi per difendersi e difendere le proprie cose, e ciò tanto più quanto maggiore sarebbe il piacere derivantegli dalla disponibilità di quanto con fatica realizzato.
I Pensatori del passato avevano fondato su tali esigenze psicologiche la necessità dell’esistenza dello Stato. Qualcuno arrivava ad affermare, con poca coerenza logica: homo homini lupus. Se tutti gli uomini fossero lupi il problema non si porrebbe in quanto non vi sarebbe Creatività e quindi prodotti da contendersi. La verità è che nel cammino verso il superamento della materialità si hanno, tra gli Esseri Umani, diversissimi gradi di sviluppo e quindi potenzialità di conflitti, anche tra coloro che sono avanzati in questo cammino.
Per risolvere la problematica descritta non vi è altra possibilità che quella di accettare l’esistenza di una struttura giuridica pubblica che, impropriamente, si è abituati a chiamare Stato. La funzione di tale struttura dovrebbe essere quella di tutelare validamente quelli che vengono chiamati "diritti individuali" e , soprattutto la Libera Creatività, la cui esigenza è stata sopra descritta. In tale campo noi non siamo all’anno zero, in quanto la Civiltà ha creato la Scienza del Diritto con i relativi Codici. Tutte le tribolazioni e le tragedie sperimentate in passato, nel settore giuridico, dipendono non già dalla inadeguatezza della Scienza del Diritto e dei relativi Codici, ma dal fatto che l’amministrazione di tale fondamentale settore è stata tenuta dalle organizzazioni statali, via via concretatesi storicamente, tutte fondate sulla spasmodica ricerca della conquista del Potere senza limiti. Il corretto rapporto tra il Potere ed il Diritto sarà esaminato in seguito. Per ora limitiamoci a registrare la dolorosa esperienza di tutti coloro che si sono imbattuti in problemi di violazione dei propri diritti e di quelli dei propri simili.
Basta guardare lo stato della Giustizia in Italia per sentirsi certi che in tal modo le cose non potranno andare avanti.
Il Problema è quindi quello di concepire valide correzioni all’attuale struttura giuridica che se non funziona, come non funziona, deve avere in sé degli errori di impostazione che è assolutamente necessario correggere.
L’Antropocrazia ha individuato una delle possibile cause di tale dissesto nella forma di reclutamento dei membri di tale struttura da parte del potere statale come si è venuto storicamente formando.
Trattandosi, come detto sopra, di un problema fondamentale per la futura evoluzione positiva dell’Essere Umano, occorrerà approfondire al massimo tale argomento, per evitare che in futuro possano ripetersi le nefandezze, di tale settore, che siamo stati, per il passato, costretti a subire o a vedere accadere, con orrore.

 V

 L’Essere Umano sperimenta personalmente la realtà del potere nel rapporto con la propria corporeità. In tale rapporto si usa la volontà per muovere il corpo ed il corpo ubbidisce nei limiti delle sue possibilità. Da parte del corpo si ricevono sensazioni e impulsi che spesso ci costringono a comportamenti corrispondenti. Sotto questo aspetto noi ci attiviamo per sfamarci, per difenderci e in altre direzioni. In tale duplice rapporto si sviluppa la nostra vita nella corporeità. Ogni azione umana cosciente è preceduta e determinata da una nostra riflessione da cui poi scaturisce il tipo di attivazione volitiva verso la corporeità. Di tali esperienze l’Essere Umano conserva il ricordo. Sui ricordi è possibile rivolgere la propria riflessione per comprenderne l’aspetto concettuale, trasformandoli in nostre rappresentazioni, ed inserirli permanentemente in quello che chiamiamo il nostro patrimonio conoscitivo. Tale duplice attività, volitiva e rappresentativa, abbraccia la nostra vita nella corporeità. Da parte della corporeità ci provengono sensazioni di dolore sia nelle azioni volitive sia nelle situazioni di disequilibrio. Ci arrivano anche sensazioni di piacere o di benessere. La riflessione sul piacere e sul benessere ci porta a conseguire le relative rappresentazioni che conserviamo in noi, completando sempre più il nostro patrimonio interiore. In tale dinamica vi è una condizione di nostro potere diretto, negli atti volitivi, ed una condizione di soggezione nei confronti delle richieste della corporeità, filtrate dalla nostra riflessione. Con il progredire della nostra evoluzione e con lo sviluppo della nostra Creatività in tale settore, il rapporto tra il nostro potere sulla corporeità e quello di essa su di noi si modifica a favore del nostro potere. Ma la nostra vita non si esaurisce nel nostro rapporto con la nostra corporeità, ma si sviluppa anche nei confronti del mondo esterno. Giunti alla convinzione che il nostro supremo interesse è quello di poter sviluppare ed esercitare la nostra Creatività, giudicheremo di tutti i possibili rapporti di potere in cui ci imbatteremo a seconda che essi siano positivi o meno in funzione del nostro cammino verso la Creatività. Giudicheremo in tal modo di tutti gli aspetti della nostra vita di relazione e anche di quella sociale. Dal nostro fondamentale impulso verso la Creatività, che noi sempre più sentiremo come il più importante dei nostri diritti, giudicheremo anche del contenuto dei Codici e delle leggi dello Stato. Per quanto riguarda il contenuto dei Codici presto ci convinceremo della loro positività essendo essi scaturiti dalla Scienza del Diritto che è nata e si sviluppa nella direzione della tutela dei Diritti Individuati, tra cui quello primario della libera Creatività. Altro è il discorso per le altre leggi create nel tempo dai vari Governi. Senza entrare nell’analisi approfondita delle varie ispirazioni che le hanno motivate, limitiamoci a riflettere sui disastri che hanno provocato e provocano come consta a ciascuno anche per dolorosa esperienza diretta.
La vera fonte dei mali che ci affliggono sta nel potere che lo Stato conferisce a tali leggi. Nel rapporto con tali poteri manca la nostra contropartita di convenienza e quindi essi violano la nostra libertà, impedendoci ogni Creatività. Il potere, conferito dallo Stato a tali leggi, nasce dall’unico concreto potere esistente nella realtà sociale, cioè quello dell’Essere Umano sulla propria corporeità. Coloro che affermano che la legittimazione del potere dello Stato deriva dal voto elettorale, avrebbero ragione se fosse semplice la creazione di nuovi Partiti rappresentativi della variazione delle opinioni degli Elettori. Alle forti maggioranze, che non sono d’accordo con le strutture politiche imperanti, non solo non è in pratica consentita l’efficace espressione delle proprie opinioni e non resta altro che l’astensione dal voto, in assenza di partiti meritori del proprio consenso. Nel mondo si verificano situazioni politiche assurde in cui spesso piccole minoranze gestiscono il potere, contrapposte ad altre piccole minoranze provvisoriamente all’opposizione, mentre le grandi maggioranze sono costrette a subire in silenzio.
Il Progetto Antropocratico nasce dalla volontà umana di porre rimedio ai mali generati e creare condizioni di sviluppo conformi alle vere esigenze degli Esseri Umani. I dettagli dei capisaldi della riforma antropocratica, in campo giuridico, saranno ancora approfonditi in seguito. Qui ci si limita, per il momento, ad accenni generali.Il progetto Antropocratico vuole per ora fornire a coloro, cui rimane ancora tempo per pensare, contenuti di riflessione tali che attraverso la loro meditazione nasca in essi un apposito organo di percezione interiore, capace di smascherare immediatamente tutti gli inganni che i detentori del potere vanno ponendo in essere, per conservare le loro posizioni di convenienza personale. Per coloro cui non rimane tempo per riflettere sulle loro dolorose condizioni, deve restare la nostra solidale compassione e il nostro impegno a lavorare perché presto le cose cambino.

VI

Il Progetto Antropocratico è stato creato per consentire agli Esseri Umani di valutare la realtà sociale dal punto di vista delle loro vere esigenze e con tale fine viene diffusa.
Se i Politici e tutti colo che detengono il potere, sulla base delle loro esperienze sociali, si orienteranno verso di essa, metteranno in atto tutte quelle azioni necessarie alla sua rapida attuazione.
Al Cittadino cosa è possibile fare per spingere la realtà sociale verso l’Antropocrazia?
Tutti coloro che sono dotati di pensiero immaginativo e sono animati dal desiderio di contribuire al riassetto sociale, meditando sui pensieri forniti dall’Antropocrazia, potranno creare quella base di opinione sociale che faciliterà altri verso la comprensione culturale dei contenuti antropocratici.
Le vie, attraverso le quali, la Storia conduce il progresso sociale sono misteriose, ma non è pensabile che in tale cammino non abbiano importanza i pensieri e le azioni degli Esseri Umani. Chi, essendone in condizione, si rifiuti di collaborare allo sviluppo generale, pecca verso se stesso, verso i propri contemporanei e, soprattutto, verso le nuove generazioni. Se ciascuno mediterà sulla sovrabbondanza dei benefici ricevuti, in rapporto ai propri sacrifici, sentirà, prima o poi, la necessità di restituire, almeno in parte, quanto ricevuto.
L’Antropocrazia non è un progetto politico che si debba affermare con lotte tra schieramenti, ma un progetto scientifico, capace di unire tutti gli Uomini di buona volontà, per il bene comune. Essa è stata concepita in spirito di servizio e con tale spirito viene diffusa. La sede della valutazione dei contenuti antropocratici non è quindi il solo intelletto, ma anche il cuore.
Il punto di partenza della concezione antropocratica della vita sociale è, da un lato, la certezza della bontà del Progetto Divino, e, dall’altro, la convinzione che la realizzazione di tale Progetto preveda, come indispensabile, la cosciente e libera collaborazione degli Esseri Umani. Noi non veniamo in questo Mondo solo per godere o soffrire dell’esistente, ma anche per collaborare alla sua evoluzione, partendo dalle nostre esperienze.
Chi venga a conoscenza dell’Antropocrazia e ponga le domande sul come e sul quando della possibile attuazione, parte di tali domande dovrebbe porle alla propria riflessione. Il contributo verso l’accelerazione della realizzazione antropocratica può essere fornito da chiunque, anche attraverso semplici riflessioni, che per l’Universo non cadono mai nel nulla. Partendo da tali premesse possiamo aprire il discorso sulle ragionevoli speranze che possano nascere in noi a partire dalle valutazioni della problematica sociale che stiamo vivendo.
Partiamo dall’Italia in cui viviamo.
Tutti assistiamo al verificarsi di fenomeni sociali patologici che sono l’esatto opposto di quanto le ideologie del passato avevano prospettato ed il cui costante regredire fa volgere quasi con nostalgia lo sguardo ai precedenti periodi, tanto quelli successivi si dimostrano disastrosi. Tali fenomeni sono stati tutti generati dalla progressiva chiusura dei residui spazi di libera Creatività. Mali quali la disoccupazione, l’insicurezza economica e giuridica, il ricorso a sostanze droganti, il degrado ambientale, la dissolutezza dei costumi, l’allontanamento dal Trascendente, il crollo delle famiglie, l’isolamento degli individui, il diffondersi della delinquenza, la recrudescenza di gravi malattie e l‘impotenza di fronte ad esse, la disaffezione verso le scuole, la sterilità delle ricerche mediche e biologiche, la mancanza di basi su cui costruire le proprie speranze e quindi il crescere delle condizioni di dolore nelle coscienze, sono tutti ascrivibili al progressivo soffocamento legislativo della Creatività umana.
Non è quindi da meravigliarsi se risulterà sempre più difficile realizzare aggregazioni legislative in un tale contesto sociale, giacché tutti additano i mali ma nessuno presenta un progetto concreto che possa divenire base di una sana riflessione umana.
Solo il Progetto Antropocratico, fornirà la Via D’uscita da questo precipitare, che sembra inarrestabile.
Per ciascuno dei mali sopra accennati, nel proseguire di questa disamina antropocratica, se ne indicherà l’eziologia sociale, partendo dalle singole patologie cioè si indicheranno cause e rimedi.
Sulla base della chiarezza del quadro che ne emergerà, sarà facile poi cercare e trovare quelle intese allargate, per passare poi alla realizzazione.
Si è pienamente coscienti che il passaggio dalle diagnosi alle terapie sia estremamente urgente, ma si è anche certi che se non si trovano soluzioni valide, cioè conformi a Verità, qualsiasi intervento frettoloso, non avvicinerà ma allontanerà il risultato auspicato.

 VII

Poniamoci il problema del rapporto della concezione antropocratica con gli Esseri Umani che non la conoscano. Prima di tutto va rilevato che tale rapporto potrà essere duplice. Se chi venga a conoscenza dell’Antropocrazia sarà stato mosso da una propria istanza di ricerca, nello spirito di essa, l’incontro o lo scontro avverrà a livello di pensiero e il risultato sarà una serie di giudizi, positivi o negativi, sui contenuti antropocratici, cioè, prevalentemente, sulla fiscalità monetaria e sul reddito di cittadinanza generalizzato. L’altro tipo di incontro potrà essere quello della sperimentazione vitale della realtà antropocratica. Ciò potrà avvenire o sul piano della immaginazione oppure su quello della concreta sperimentazione. Per questa ultima possibilità occorrerà, ovviamente, attendere che l’Antropocrazia sia stata realizzata.
Per chi sia completamente assorbito dalle ansie del quotidiano, il rapporto cosciente con l’Antropocrazia avverrà quando essa sarà stata realizzata, e quindi non sarà possibile ricevere approvazioni coscienti prima di tale fase. Ciò fa nascere subito una importante domanda: come potrà attuarsi democraticamente l’Antropocrazia se la sua conoscenza non potrà diffondersi prima della sua realizzazione? A questa domanda ne segue immediatamente un’altra: Ammesso che si disponga del tempo per avere un sufficiente consenso, sarà ciò garanzia per la successiva attuazione?
Osservando la realtà politica contemporanea si perviene ad una risposta negativa all’ultima domanda. La strutturazione del potere politico contemporaneo, basato su un grande ammasso di leggi, è tale da consentirgli di impedire ogni cambiamento che sia in contraddizione con lo spirito che ha animato ad oggi la formazione del conseguente potere. Allora dobbiamo chiederci: quale sarà la via possibile per attuare l’Antropocrazia?
A questo domanda non riesco a trovare altra risposta se non questa, cioè che la rivoluzione antropocratica dovrà partire dalle coscienze dei detentori del potere, e quindi prevalentemente dai Politici.
È prevedibile che, sotto l’incalzare dei problemi drammatici che la realtà andrà sempre più evidenziando, le coscienze dei Politici, e quelle di coloro che hanno influenza sulla vita sociale, si orientino antropocraticamente. Questo sarà il loro insostituibile contributo al progresso della Civiltà.
Chi è convinto di ciò, cosa potrà fare per favorire ed accelerare tale conversione? In primo luogo sarà necessario approfondire al massimo le basi della creatività antropocratica per far sì che i Politici siano incalzati anche dai desideri dei Cittadini e poi trovino pronto un Progetto maturo per avviare il definitivo risanamento che sempre più sarà negli aneliti di tutti.
Gli aneliti sono forze poderose e valgono molto di più degli sterili arzigogoli intellettuali. Chi ha sofferto i dolori e le umiliazioni che una realtà sociale, ancora priva di luce, gli ha inflitto e ciononostante non avrà rinunciato al rispetto di se stesso, è già antropocratico e sta lottando poderosamente per l’Antropocrazia. Chi è caduto sarà aiutato a risollevarsi e a benedire nuovamente la vita. In ogni battaglia vi sono dei caduti. Ma non si può dubitare che tutti i meriti, prima o poi, saranno riconosciuti e troveranno compenso soprattutto nel progresso che avranno apportato alle coscienze di coloro hanno sofferto senza perdere la speranza. Occorre guardare al futuro con speranza e fiducia ed offrire la propria opera sull’altare dell’Umanità. Questa è l’unica via verso la salvezza e la gioia. Momenti di felicità ci sproneranno, ma la gioia ci accompagnerà come nostra conquista permanente. Anche i Politici sono Esseri Umani e vogliono, e vorranno sempre più, quello che noi vogliamo. Ciò avverrà presto perché le condizioni del progresso tecnico sono tali che non vi saranno più alibi per indirizzarsi con audacia verso sogni che prima erano oggettivamente impossibili.
Lo stupore di coloro cui si descrive l’Antropocrazia può essere sintetizzato in una frase: "Troppo bello per essere vero!" La stranezza di questa risposta risiede nel fatto che chi la dà non si è mai stupito del "troppo brutto", ma quasi vi si è assuefatto. Così come è stato possibile che tante brutture abbiano funestato il mondo, perché non ritenere possibile che tale fase abbia ora termine? Quale era la speranza e la fiducia di tutti coloro che si sono immolati sulla via del Progresso, spesso con azioni apparentemente umilissime e ignote?
L’Antropocrazia vuole essere la chiave che apre la porta dell’epoca della Libertà, e quindi della Creatività, e quindi della Felicità e della Gioia.

VII
  
Lo scopo delle Religioni è ,quello di ricollegare gli Esseri Umani a realtà percepibili interiormente, per bilanciare il progressivo assorbimento di Essi nella sfera di interessi collegati alla materialità. L’apporto positivo di tale assorbimento è costituito dalla progressiva individualizzazione degli Esseri Umani, ma con il pericolo dell’isolamento del singolo e della perdita dei valori morali, non ricavabili dall’esperienza materiale. Senza coscienza morale si ha la polverizzazione dell’Umanità e l’impossibilità della comunione interiore con altri Esseri Umani. Tutte le Religioni cercano di integrare l’esperienza nella vita materiale. con il tentativo di riportare le Coscienze in evoluzione, alla consapevolezza dell’unità della loro origine. Le forme che le Religioni si sono date nel tempo sono state quelle ritenute più idonee a conseguire l’accennata finalità, in rapporto ai particolari stadi evolutivi delle singole epoche e dei singoli Popoli. Tutte le Religioni poggiano su rivelazioni da parte di realtà trascendenti connesse all’evoluzione umana.
L’Antropocrazia nasce dal lavoro della Coscienza Umana che, indagando con metodo scientifico, sui fattori della realtà esteriore ed interiore, da essa percepiti, con il fine di rendere possibile l’armonizzazione delle istanze interne con l’esperienza esterna. Quello che le Religioni fanno fluire dall’alto, l’Antropocrazia crea le condizioni perché ogni singola Coscienza possa trarlo autonomamente dalla propria interiorità, per realizzare, nella Conoscenza, l’incontro del Macrocosmo e del Microcosmo. Per l’Antropocrazia è essenziale che ogni scelta individuale, compresa quella religiosa, provenga dalla libera Coscienza individuale, nel corso del proprio cammino evolutivo. L’Antropocrazia non fa alcuna scelta religiosa, o di altra natura, ma aspetta che tali decisioni vengano prese dagli Esseri Umani, in piena coscienza e responsabilità, in conformità alle vocazioni personali.
L’Antropocrazia nasce dalla constatazione che tutte le strutture sociali sono ormai divenute tali da costituire un oggettivo impedimento, per l’Essere Umano, nel cammino verso la felicità, che potrà nascere solo dalla libera creatività e quindi dalla Libertà.
La restituzione all’Essere Umano della possibilità di gestire autonomamente la propria evoluzione, lo metterà in condizione di utilizzare tutto il patrimonio religioso e culturale disponibile, commisurandolo alle proprie esigenze scaturenti dal l’intimo della Coscienza. In un sistema antropocratico, in quanto organizzazione ottimale delle strutture sociali, i problemi religiosi e culturali non entreranno mai a far parte di provvedimenti giuridici in quanto sarebbero usurpazione delle libertà individuali.
L’Antropocrazia, in quanto mezzo tecnico, non farà mai scelte che siano di competenza degli Individui, per il cui servizio essa nasce e si evolve.
La sfera individuale è quella del Pensiero, del Sentimento e della Volontà e nessuna azione coercitiva dovrà mai intromettersi in tale sfera, qualunque sia la finalità che la muova. I rapporti vitali nasceranno dagli accordi tra le singole Personalità, che su tali basi, si muoveranno negli scambi interpersonali.
Se si osserva spassionatamente tutto il decorso storico dell’Umanità, si perviene alla conclusione che l’Antropocrazia era una tappa obbligata nell’evolversi degli eventi, per dare significato e compimento a tutti i Sacrifici compiuti in passato da Coloro che si sono immolati ed hanno patito le sopraffazioni di una realtà sociale imperfetta e spesso nemica. Ciascuno potrà trovare, sempre più, nella propria interiorità, le istanze che hanno portato alla creazione dell’Antropocrazia, che sarà da considerare, non come un regalo proveniente dall’esterno, ma come una conquista meritoria di ciascun Essere Umano che voglia considerarsi pienamente tale. L’Antropocrazia è il frutto maturo che le Coscienze umane restituiranno al Cielo.
Il fatto che tutti i contenuti antropocratici siano in armonia con tutta la cultura spirituale del passato, è la garanzia certa che essa prestissimo, per vie che non è lecito predefinire, proromperà nella realtà, per avviare quel ricongiungimento delle Coscienze, con tutta l’evoluzione e per far maturare quei frutti i cui fiori culturali, sulle radici del filone evolutivo principale, hanno preparato e preconizzato.

 IX

 Il concetto e il termine di democrazia nacquero in Atene verso la fine del sesto secolo prima della venuta di Cristo. In una pratica di circa 2.500 anni vi è stato modo di sperimentarne tutte le carenze e di volta in volta il concetto di democrazia è stato sottoposto alle più svariate critiche da parte dei maggiori pensatori. Oggi la democrazia mostra la sua inadeguatezza, nelle disfunzioni dei vari stati del mondo in cui è applicata.
La ragione fondamentale per la quale non è stato mai possibile indicare una valida idea alternativa alla democrazia sta nel fatto che non è stato finora possibile presentare una visione dell’Essere Umano, come capace, attraverso lo sviluppo dell’autocoscienza derivante dalla nascita del pensiero scientifico, di autogovernarsi sulla base delle proprie vocazioni, senza che con ciò Egli venga necessariamente in conflitto con i propri simili. La raggiunta possibilità dell’Essere Umano, attraverso lo sviluppo scientifico e tecnologico, di farsi sostituire, negli sforzi lavorativi, vantaggiosamente dalle macchine da Lui create, pone oggi il problema sociale in una luce nuova, indipendentemente dalle sollecitazioni pressanti, scaturenti dai vari disastri generati dalle gestioni democratiche. Tralasciando le opinioni di coloro (moralisti) che credono, o fingono di credere, che i problemi sociali potranno essere risolti solo quando il Singolo perverrà ad un più adeguato sviluppo morale (giustificando con ciò, nel frattempo, la loro apatia o disinteresse), occorre impegnarsi tutti, in forza della conseguita capacità creativa individuale, nello sforzo di progettare un nuovo assetto sociale che tenga conto di tutto quanto di positivo è stato creato dallo sviluppo della civiltà tecnologica.
Per quanto riguarda la miriade di disastri sociali (che saranno approfonditi nei capitoli successivi), nati dalla sempre maggiore inadeguatezza della concezione democratica, se si compie un’analisi approfondita di essi si può pervenire a comprendere che tra tale concezione ed essi vi è un profondo nesso di causa ed effetto. Il soffocamento, oltre i limiti, delle istanze di una grande quantità di Esseri Umani, li ha costretti a reazioni individuali abnormi, sfociati in comportamenti immorali, delinquenziali e patologici, come reazioni individuali, inadeguate ed estemporanee, ai dolori scaturenti dalla propria interiorità. In passato vi era una maggiore rassegnazione, in quanto lo sviluppo delle personalità non aveva raggiunto il livello attuale, generato dall’allargamento delle informazioni. La massa di tali infelici va aumentando sempre più.
Se si vuole responsabilmente cercare di arrestare, per poi invertire, questa tragica marcia verso la generale dissoluzione sociale, occorre destinare con determinazione una parte del proprio tempo, per riflettere su quanto l’Antropocrazia va proponendo, respingendo decisamente ogni personale tentazione di disimpegno, spesso mascherata da interessata modestia. Quanto l’Antropocrazia va indicando, è tale da poter essere compreso da ogni normale coscienza e intelligenza umana. La vecchia deleteria abitudine del passato di delegare agli "esperti" la soluzione dei propri problemi, dovrà mutarsi in una nuova presa di coscienza individuale, per non fornire alle forze del potere vessatorio quelle giustificazioni di cui esso avidamente si nutre. Se si deve (o no) andare alla catastrofe è meglio farlo ad occhi aperti ed in piena consapevolezza e non dare poi sempre agli altri la colpa dei mali.
L’Antropocrazia indica una via morbida per avviare un nuovo sviluppo umano verso la liberazione e quindi verso la felicità (creatività), cui bisogna assolutamente anelare sempre. L’anelito alla felicità può essere anche chiamato Speranza.
La speranza, assieme all’amore da essa generato e alle conseguenti azioni, costituiscono la base per la salute fisica e spirituale che non potranno mai disgiungersi.
Non bisogna accettare alcuna generica obbiezione all’Antropocrazia ma pretendere che venga fornita la dimostrazione pratica e comprensibile su cui tale obbiezione si fonda. È in gioco il nostro destino e quello dei nostri discendenti, nonché dell’intera evoluzione umana e da parte delle forze che vogliono strappare l’Essere Umano alla sua evoluzione terrestre, (nella Libertà, nell'Amore e nella Giustizia) verrà fatto ogni subdolo tentativo per addormentarci e confonderci, ma di fronte ad Esseri Umani pieni di buon senso e con il cuore aperto, tali forze arretrano terrorizzate.
Se si studia il carattere dei principali eventi storici negativi, invariabilmente si concluderà che essi sono stati posti in essere su trame e menzogne e che mai alle ingannevoli promesse sono poi succeduti fatti positivi. Di contro tutti i fondamentali eventi storici positivi sono stati accompagnati da chiarezza e organicità di pensiero, da comportamenti conseguenti e da disinteresse assoluto.
Chi ha ancora cuore cerchi di svegliarsi e di capire.
Chi diffonde l’Antropocrazia lo fa anche per migliorare la propria condizione evolutiva di Essere Umano: ciascuno, su tale esempio, scriva nel cuore la propria Antropocrazia!

X

I Partiti vengono percepiti come organizzazioni volte a raccogliere consensi per il conseguimento del Potere.
La Costituzione dice: Art. 49. Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale.
Per la loro natura i partiti non possono essere rappresentanti di interessi generali ma di settori. Ciò è confermato dalla loro storia ed è evidente che il loro comportamento, quando vanno al potere, è in contrasto con la definizione costituzionale che non parla di politica settoriale, ma di politica nazionale.
Una comunità nazionale è un organismo vivente, come rilevava Menenio Agrippa, e si ammala se sottoposto a continue lacerazioni, anche a parti minoritarie. La storia ha dimostrato che l’eliminazione, o la frustrazione, di interi gruppi sociali, ha sempre portato al crollo dei sistemi politici che hanno determinato tali emarginazioni. Ciò perché la vita economica è l’albero della vita di cui tutti facciamo parte come produttori e consumatori e le violenze legislative non fanno ammalare solo alcuni rami ma l’intero albero. A periodi di tracotante esercizio del potere seguono sempre periodi di depressione sociale oltre che individuale. A conferma di ciò si potrebbero fare moltissimi esempi, ma per brevità limitiamoci al problema della mancanza di offerta di posti di lavoro.
Tale problema, come altri non meno gravi, sarà risolto quando si rientrerà in una corretta logica sociale, cioè nella logica antropocratica. Finché i Governi non terranno conto dell’esistenza di stimoli interiori di convenienza in ciascun Essere Umano, da cui scaturiscono i comportamenti generali e quelli sociali in particolare, tale problema non solo resterà irrisolto, ma si aggraverà. Chiunque partecipi ad un qualsiasi gioco vuole provarci piacere e non vuole su di sé costrizione esterna alcuna. Chi si illuda di poter gestire gli Esseri Umani come organi di un meccanismo generale, forzandoli a comportamenti che non trovino consensi e riscontri culturali interiori, è destinato a perenni delusioni individuali, da un lato, e a generare immani sofferenze che poi ritorneranno a suo danno.
Per quanto riguarda il problema del lavoro la costituzione afferma: Art. 4. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Quanti hanno capito il significato di questo articolo? Non è nemmeno il caso di prendere in considerazione l’opinione di coloro che affermano che ciascuno debba trovare un lavoro subordinato che altri, evidentemente, dovranno obbligatoriamente fornire. I governi hanno fatto quanto necessario per promuovere le condizioni che rendano effettivo questo diritto ? Può oggi un Cittadino decidere di crearsi un proprio lavoro senza passare sotto le mortali forche della burocrazia generata dalle leggi? Può un'Azienda ampliarsi o restringersi rapidamente per adeguarsi alle richieste del mercato?
La costituzione afferma: Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
C’è qualcuno che ha notato qualche rimozione ?
In una società antropocratica non vi sarà necessita dei partiti in quanto saranno venute meno le ragioni delle lotte settoriali del passato. La gestione giuridica della società sarà gestita dalla magistratura elettiva e le decisioni della Camera Legislativa avranno carattere squisitamente giuridico, essendovi la proibizione di legiferare in campo economico.
La dinamica economica sarà governata dalla polarità tra Produttori e Consumatori e il potere economico sarà esercitato dai Consumatori, che saranno vezzeggiati dai Produttori, dipendendo il mantenimento in vita delle Aziende dal favore degli Acquirenti, essendo venuto meno ogni privilegio giuridico. La globalizzazione renderà impossibile praticamente la formazione di qualsiasi cartello o monopolio.
Per quanto riguarda le scuole, la sanità e la tutela ambientale se ne parlerà nei prossimi capitoli.
In una società antropocratica la direzione concreta di essa sarà nelle mani dei Cittadini che con le loro scelte di acquisto governeranno l’economia; con le loro scelte elettorali dei magistrati influenzeranno la civiltà giuridica; con le loro scelte vocazionali assumeranno la responsabilità del proprio sviluppo, in fraterna collaborazione con i propri simili.

 XI

Chi si sia congiunto vitalmente con la logica antropocratica non può considerare il valore del denaro se non come pura creazione dello spirito degli Esseri Umani.
Qualsiasi produttore di beni economici lo fa in quanto li considera dei valori che spera siano acquistati dal mercato.
A tal fine egli attribuisce dei prezzi di propria convenienza a tali beni per renderli commensurabili e scambiabili con il denaro. Tutto l’amore e il sacrificio impiegati nella produzione dei beni egli lo sposta sul desiderio di denaro facendolo diventare una realtà sostitutiva di essi e che prende vita dal proprio spirito. Con ciò egli diviene il creatore del valore del denaro.
Perché non venga tradita la sacralità di tale rapporto spirituale con il denaro i Produttori di beni economici, presuppongono che coloro che producono i segni monetari lo facciano in una logica benefica e non creino arbitrariamente carta moneta. Su quanto avvenuto in passato in tali emissioni monetarie vi sarebbe molto da discutere, ma a noi interessa descrivere quello che a tal fine avverrà nella società antropocratica.
In tale nuova società l’unica emissione monetaria legittima sarà considerata quella destinata ai redditi di cittadinanza dei cittadini e quella per le spese dell’organizzazione giuridica sulla base dei bilanci di previsione annuali approvati dagli organi giuridici e dai comitati economici a ciò delegati. Ciò avverrà in forma assolutamente automatica per mezzo di un super computer a ciò destinato e opportunamente programmato. Con ciò per l’Antropocrazia l’emissione monetaria esce dalla zona nebbiosa del passato per entrare in una sfera trasparente e rigorosa avente alla base i Cittadini e le giuste esigenza dell’amministrazione giuridica pubblica.
Poiché per la sana e giusta esigenza amministrativa che ad ogni uscita debba corrispondere una pari entrata, si avrà la fiscalità monetaria che assolverà in maniera molto semplice a tale compito. Le eventuali differenze saranno pareggiate automaticamente in quanto si scaricheranno, in aumento o in diminuzione, sull’ammontare della massa dei beni monetari che tenderà a stabilizzarsi asintoticamenti sui livelli ottimali corrispondenti al numero dei Cittadini, al tasso fiscale annuale e all’ammontare del reddito di cittadinanza generalizzato mensile. I criteri e le procedure per determinare tale tasso e tale ammontare saranno chiariti in uno dei successivi capitoli. Per il momento quello che conta è evidenziare il fatto che tutta la problematica umana connessa al denaro, in una società antropocratica, sarà limpida e non soggetta ad imbroglio alcuno.
Per quel che riguarda i possessori di capitali monetari, questi si renderanno facilmente conto della convenienza della realtà antropocratica rispetto a quella democratica che li tiene in continua apprensione e che depaupera costantemente il valore del loro capitale a seguito della perversa logica dell’innaturale aumento continuo dei prezzi dovuto al continuo aumento della spesa pubblica parassitaria, che tutta va a finire sui prezzi. Si pensi che ogni qual volta lo stato abbia bisogno di aggiungere al gettito fiscale annuale di una somma intorno ai 20 mila miliardi ed a tal fine aumenta l’IVA di un punto, provoca corrispondentemente una perdita di valore dell’intera massa monetaria di ben 80 mila miliardi e più. Quando un giorno si rifletterà serenamente sulle assurdità dei sistemi democratici ci si meraviglierà del fatto che ciò sia potuto accadere e sarà necessario ricorrere a diversi criteri di spiegazione, trascendenti la comune razionalità, per annodare la logica democratica con quella antropocratica.
Chi scrive si sforza di far trapelare la propria profonda convinzione che tutto quanto ha preceduto e precede l’avvento antropocratico, troverà una profonda giustificazione sulla base di criteri più ampi di quelli accessibili alla comune razionalità ed emotività e che la felicità del dopo spiegherà molte cose che in un primo tempo possono apparire disumane e che spesso portano molti a dubitare della bontà del progetto universale.
In futuro il passato apparirà come un grande programma preparatorio per il conseguimento dei meravigliosi risultati spirituali che faranno seguito all’epoca materialistica e che anche quest’ultima, a propria insaputa, ha fornito elementi essenziali ed insostituibili del futuro sviluppo.
La concezione antropocratica si sforza di preparare l’inizio di tale futuro, consentendoci di capire fin da ora che anche il denaro, considerato diabolico da alcuni, verrà strappato alle forze del male e messo al servizio dello Spirito.

XII

La globalizzazione è la tendenza alla libera circolazione dei prodotti e dei capitali nell’intero mercato economico mondiale. Tale tendenza è ormai incentivata dalla filosofia sociale e accettata come ineluttabile dalle organizzazioni politiche.
Se nel mondo fosse già stata realizzata l’Antropocrazia, la globalizzazione sarebbe un fenomeno altamente positivo in quanto determinerebbe, con la concorrenza internazionale, il continuo abbassamento dei prezzi, con conseguente miglioramento delle condizioni economiche degli Esseri Umani. Nelle attuali condizioni sociali la globalizzazione potrà provocare conseguenze negative in quelle comunità le cui attività economiche siano imbrigliate in ragnatele legislative e burocratiche e che siano gravate da alte incidenze fiscali e previdenziali, i cui oneri, scaricandosi sui prezzi, metteranno fuori mercato moltissime Aziende, con conseguenze disastrose sull’occupazione.
La globalizzazione, per essere corretta, richiederebbe che gli oneri sociali sulla produzione economica delle varie comunità nazionali fossero paritetici e tali quindi da non creare situazioni di svantaggio a carico delle Aziende soggette alla concorrenza mondiale. Ciò, nell’attuale assetto sociale ed economico mondiale, non si verifica e tutti i giorni veniamo informati delle disparità delle incidenze statali esistenti tra le varie comunità nazionali.
L’Italia, nel senso sopra detto, è tra le comunità più svantaggiate al mondo e tale fatto si evidenzia nell’altissimo numero di disoccupati e di quelli che vedono giornalmente aumentare il rischio di perdere il lavoro. Tale fenomeno purtroppo è irreversibile e a nulla varranno le implorazioni agli Imprenditori perché prendano iniziative volte a conservare e creare occupazione. Per l’avvio di tali iniziative mancano le condizioni oggettive e soggettive.
Le difficoltà oggettive nascono dall’alta incidenza degli oneri sociali che, dovendo essere scaricati sui prezzi, metterebbero subito fuori dal mercato mondiale tali nuove imprese.
Le difficoltà soggettive derivano dalla presenza di uno smisurato numero di leggi, riguardanti le attività economiche, che rendono altamente scoraggiante il percorso di chi volesse avventurarsi sulla strada della realizzazione di progetti economici. La forza che muove la realtà è data dall’entusiasmo generato dalle idee di coloro che si avviano sulla strada della creatività. Ma la creatività richiede un bene fondamentale che si chiama Libertà. Se non si comprende ciò non si potrà mai fare nulla di buono a favore delle comunità sociali. La vecchia abitudine dirigistica, di governare le cose dall’alto, mostrerà rapidamente la sua sterilità e dannosità e sarà necessario orientarsi in altra direzione corrispondente alle vere esigenze degli Esseri Umani. Tale abitudine è ancora diffusa nelle sfere dirigenti e si fonda in una specie di misticismo sociale che considera legittimo agire per il bene altrui, fondandosi sulla coscienza delle proprie buone intenzioni, nell’assoluta ignoranza di quelle che sono le esigenze dei tempi, sempre nuovi, e degli Esseri Umani in continua trasformazione. Le buone intenzioni possono dare buoni frutti solo se associate alla conoscenza degli elementi costituenti il campo in cui si vuole operare.
Il mattone della vita sociale è costituito dall’Essere Umano e quindi è necessario conoscerne l’archetipo universale per potersi inserire positivamente a suo fianco, per aiutarlo nel suo cammino eterno. L’Antropocrazia è nata in tale spirito ed è fondata sulla conoscenza di tale archetipo e ciò viene confermato dal fatto che ad essa non viene opposta alcuna obbiezione che sia fondata su profonde valutazioni filosofiche e pratiche. Coloro che non hanno interesse alla realizzazione dell’Antropocrazia, non hanno armi teoriche contro di essa e si limitano ad ignorala, liquidandola in fretta con qualche battuta ispirata a generico scetticismo.
Gli eventi incalzeranno le sfere dirigenti. I problemi continueranno a bussare inesorabili e ciascuno di essi spingerà verso l’Antropocrazia come unica loro possibile soluzione. Anche la globalizzazione potrà divenire positiva solo in una realtà antropocratica.
Ciò non vuol dire che si mira ad una soluzione antropocratica immediata per tutto il mondo, ma che è necessario avviare l’Antropocrazia in Italia e poi gli altri potranno maturare la decisione di attuarla nei loro Stati.

 XIII

Per l’Antropocrazia il punto di partenza e di arrivo di ogni creazione dell’Essere Umano è il riscontro con la propria realtà vitale interiore ed esteriore. Anche il problema di una Carta Costituzionale viene affrontato in tale ottica. La domanda è: all’Uomo serve una Costituzione? In altri termini: come l’esistenza o meno di un patto costituzionale ha importanza per l’evolversi della Coscienza nel vivere quotidiano? Potrebbe l’Essere Umano svolgere vantaggiosamente la propria vita sociale in assenza di un patto costituzionale? Ne sentirebbe la mancanza?
Le risposte a tutte queste domande sono, dal punto di vista antropocratico, negative. La Costituzione è un patto e come tale presuppone che vi siano due contraenti. Chi sono tali contraenti? Uno di essi è il singolo Cittadino. L’altro chi è? Chi è che può contrapporre dialetticamente al Cittadino delle ragioni contrattuali per il conseguimento di un accordo di reciproca convenienza? Quali sono le convenienze della ipotetica controparte in contrapposizione a quella del Cittadino?
Se si indaga approfonditamente nella realtà si scopre che tale controparte è un fantasma, privo di vita autonoma, che promana da abitudini di pensiero, ormai sorpassate, aventi radici in contesti storici precedenti ormai scomparsi per sempre. Questo fantasma si chiama Stato. La Gran Bretagna va avanti senza una carta costituzionale e ciononostante nessuno ne sente la mancanza.
L’unica vera e concreta controparte dell’Essere Umano è il proprio simile con il quale egli si trova in dialettico confronto quotidiano nelle pattuizioni e nella vita di relazione. Tali rapporti sono viventi e mai potranno essere imbrigliati in trame costituzionali rigide.
Chiunque venga chiamato a entrare in un contesto sociale ha immediata l’esigenza di conoscere le "regole del gioco", cioè le garanzie legislative che gli prospettino una vita ordinata, al riparo da possibili sopraffazioni. Queste regole sono le leggi contenute nei Codici, generate da spirito giuridico, e con le quali qualsiasi persona per bene non può non consentire.
Sono i Codici la vera concreta Costituzione! Le leggi in essi contenute sono il frutto di un bimillenario lavoro scientifico nel campo dei diritti, per la loro garanzia e tutela. Le Costituzioni sono, in genere, messe assieme frettolosamente da Assemblee elettive che sicuramente non avranno la saggezza giuridica distillata nei secoli e che nulla potranno garantire di più di quello che le norme giuridiche non garantiscano già. Semmai esse diventano strumenti formali che offrono la possibilità a futuri Governi di immettere nel tessuto sociale regole perniciose per la vita dei Cittadini, in quanto esse scaturiscono dal Potere e non dallo Spirito del Diritto.
Siccome le leggi garantiscono basilarmente il Diritto di Proprietà, ne deriva che, chi è privo delle proprietà necessarie al suo restare in vita, in un tale contesto legislativo si sentirebbe in condizione di continuo pericolo. Ecco perché l’Antropocrazia propugna l’istituzione del reddito di cittadinanza generalizzato!
Occorre, però, che le leggi siano operative ed a tal fine è necessario che vi siano una serie di lavoratori del Diritto che le attivino; questi sono i Magistrati elettivi che costituiscono le cellule basi della vita giuridica. Da tali Magistrati dipende tutta la struttura giuridica necessaria per il sano e pacifico vivere sociale. Per l’eventuale necessità di adeguamento delle Leggi al mutare delle circostanze civili è necessaria la Camera Legislativa eletta dagli stessi Magistrati tra di loro.
Siccome il reddito di cittadinanza generalizzato ha il fine di rendere concreto il Diritto alla Vita, le norme che lo istituiranno e lo regoleranno dovranno essere inserite organicamente nei Codici.
Per quanto riguarda la fiscalità monetaria questa verrà considerata come un metodo pratico e vantaggioso per i Cittadini e sarà regolata anch’essa da leggi inserite nei Codici. Con ciò sparirà l’assurdo sistema fiscale attuale che è in totale contrasto con quanto afferma la vigente Costituzione che dice: Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita` contributiva. Il sistema tributario e` informato a criteri di progressività.
Bella progressività quella che, attraverso l’ineluttabile scarico aziendale sui prezzi dei prodotti, degli oneri fiscali e previdenziali, fa pagare, in pratica, le tasse, le imposte e gli altri oneri sociali solo ai poveri!
L’Antropocrazia mira a liberare l’Essere Umano da ogni onere esterno che non sia da Lui, esplicitamente o implicitamente, ritenuto oggettivamente utile, ed in tale spirito considera le Carte Costituzionali come fonti di pericoli per la libertà e la felicità dei Cittadini.
L’attuale caotica situazione sociale, con tutti i mali che ne conseguono, ne è una testimonianza esplicita!

XIV

Tutti coloro che hanno inneggiato e inneggiano alla Libertà, come è che non hanno mai gridato contro sistemi sociali che impongono la necessità di autorizzazioni statali per pubblicare giornali e riviste e che si dichiarano padroni dell’etere?
Se tutti i creativi della Storia della Civiltà del passato avessero dovuto sottoporre la diffusione del loro pensiero o la creazione delle loro opere ad autorizzazioni dei vari poteri, di volta in volta dominanti, quante opere sarebbero a noi pervenute?
Se si medita su tali domande si perviene alla conclusione che stiamo vivendo in una delle epoche più oscurantiste di tutta l’evoluzione umana!
Chi è nella logica antropocratica non riesce a concepire che per diffondere il pensiero umano in fogli stampati, su qualsivoglia argomento, si debba chiedere l’autorizzazione di tribunali e si debba essere iscritti all’albo dei giornalisti! Non si riesce neppure a concepire che per trasmettere, come consentito dalla tecnica, via etere, il proprio pensiero o la rappresentazione di proprie opere, si debba necessariamente passare per determinate megastrutture pubbliche o private. In forza di quale sacro principio giuridico ciò viene fatto?
Tali limitazioni sono una palese violazione della Libertà di ogni Essere Umano!
La mendacia e l’ipocrisia dei solenni difensori ad oltranza, del cosiddetto ordine costituito, è nauseabonda! Ma costoro sono veramente coscienti di quello che affermano, o dicono di pensare, oppure si limitano a recitare un copione imparato a memoria?
Non è assolutamente compatibile con la vera natura della Coscienza Umana ogni, seppur minima, limitazione dell’altrui Libertà!
Si è coscienti del fatto che ogni qualvolta si limita la Libertà di un Essere Umano si provoca in lui un dolore e se ne paralizzano le forze? È possibile che il sadismo sia divenuto la filosofia predominante?
La giustificazione addotta è che tutte le limitazioni sono finalizzate alla difesa del bene collettivo.
Si rifletta bene: cosa è il bene collettivo se non la rappresentazione astratta della somma del bene individuale! Può esistere una collettività felice se la totalità dei componenti è sempre più infelice?
Si afferma che se si realizzasse a pieno la Libertà Sociale ne deriverebbe una situazione di anarchia e di dissolutezza. Con ciò si afferma, implicitamente, l’inutilità delle norme giuridiche create dalla Scienza del Diritto.
Ciascuno deve poter fare liberamente quello che ritiene giusto o semplicemente vantaggioso. Se, a posteriori, il suo comportamento risulti lesivo per qualche altro, e quindi in contrasto con le norme giuridiche specifiche, allora, a querela del danneggiato, la Magistratura, con tutti i propri adeguati mezzi, dovrà intervenire rapidamente, per reintegrare il diritto leso, e punire, in maniera proporzionata il violatore.
Se si paralizzasse legalmente l’Essere Umano, egli certamente non potrebbe più commettere alcun male: ma non potrebbe più fare alcunché di buono!
A questo proposito la questione è così evidente che non ci si può rendere conto come, di soppiatto, si sia potuti arrivare alle odierne condizioni, ed in più, dover contemplare sugli schermi televisivi volti di persone autorevoli che sembrano vogliano dire che il nostro è il migliore dei sistemi possibili, e pertanto li si lasci lavorare in pace.
Con l’avvento dell’Antropocrazia tutte le leggi, in contrasto con i principi della Scienza del Diritto, verranno spazzate via d’un colpo, consentendo cosi all’Essere Umano di avviarsi sulla strada della vera Libertà Sociale, per realizzare se stesso e quindi per cominciare la conquista della propria legittima felicità personale, per mezzo della Libera Creatività, inaugurando, finalmente, un’Era di vera pace, in un’atmosfera di generale serenità e fervore.
Ciò avverrà più presto di quanto non si immagini, in quanto le misure del dolore sono colme, anzi traboccanti.
Chi si domanda come ciò possa concretamente realizzarsi è invitato ad aver fiducia nelle forze positive che governano saggiamente, amorevolmente e provvidenzialmente il mondo. Con tale sana fiducia si accelereranno gli accadimenti positivi che presto non potranno non avvenire.
Perché dubitare che le battaglie interiori siano meno efficaci di quelle sanguinose e sterili del passato?

XIV

Il lavoro viene definito come: "Impiego delle forze e delle facoltà del corpo e della mente in un'attività produttiva che si realizza nell'esercizio di un mestiere, di una professione, di un'arte".
Dalle Persone il lavoro viene considerato come unico mezzo legittimo per reperire il denaro necessario al pagamento di tutti i beni che occorrono per il mantenimento in vita e per quant’altro ritenuto indispensabile.
Esaminiamo la questione dal punto di vista antropocratico.
Dal punto di vista operativo, elemento indispensabile perché si possa parlare di lavoro umano, è un’idea o unaforma che si desidera realizzare per mezzo dell’uso delle forze e delle facoltà del corpo e della mente. Le motivazioni che inducono a lavorare possono essere di due tipi.
La prima è quella che parta da un’idea, che nasca nello spirito di un Essere Umano, che cresca fino a divenire forma, o complesso di forme, che accendano in lui il desiderio di farle divenire realtà materiali e quindi necessitanti di tutti quegli atti volitivi sufficienti per ottenere lo scopo. Questa è la motivazione che possiamo chiamare ideale ed è tipica di ogni attività creativa. Quando si voglia che il prodotto entri nel mercato, sottoponendosi alle sue regole, si avvia quella che possiamo chiamare attività artigianale o professionale, quando si attui prevalentemente con lavoro personale, ed, in fine, quella che possiamo chiamare attività imprenditoriale,quando sia anche attuata con l’apporto di collaboratori subordinati.
La seconda motivazione è quella che è determinata da esigenze personali di sopravvivenza, o di benessere, e che cerca la sua attuazione inserendosi nei processi produttivi, sotto forma di collaborazione subordinata, dietro adeguato compenso monetario, concordato individualmente, oppure nell’ambito dei cosiddetti contratti collettivi.
Quando si parla di occupazione o disoccupazione ci si riferisce alla fascia di Lavoratori che abbiano scelto tale tipo di lavoro.
Quando si parla di disaffezione ci si riferisce alle fasce degli Artigiani, dei Professionisti e degli Imprenditori.
Quando i livelli di disoccupazione divengono patologici si invoca una maggiore creatività, prevalentemente da parte degli Imprenditori, in quanto unici capaci di offrire opportunità di lavoro subordinato.
Se da parte degli Imprenditori non giunge risposta positiva, la causa di ciò va ricercata nella loro disaffezionemotivata da fattori esterni patologici, quali l’eccesso di burocrazia, gli squilibrati oneri fiscali e previdenzialirispetto alla concorrenza estera, la mancanza di sicurezza giuridica dei Cittadini e delle Imprese, ed altri fattori negativi che in questo libro vengono indicati.
Tutto quanto i Governi tenteranno di fare per stimolare la creatività imprenditoriale, attraverso investimenti o altri artifici, è destinano al totale fallimento, in quanto tutto ciò non servirà a creare un solo posto di lavoro in più e si vedranno crescere i numeri della disoccupazione e del conseguente tragico disagio sociale, anche nelle sue forme più degradate.
L’Antropocrazia indica la via d’uscita da questa situazione sociale, sempre più tragica, attraverso la necessità impellente della istituzione del reddito di cittadinanza generalizzato, della fiscalità monetaria, della proibizione di legiferare in campo economico – i cui oneri conseguenti si scaricano, quasi integralmente, sulle fasce povere – ed, in generale, sulla liberazione sociale dell’Essere Umano perché possa riprendere la propria creatività e risolvere tutti i problemi che si vanno determinando nell’attività pratica.
Qualsiasi altro percorso è tragicamente illusorio ed ormai siamo giunti al punto di non potere ancora attendere per molto tempo.
Chiunque voglia collaborare a tale processo di liberazione, potrà farlo meditando profondamente i contenuti progettuali offerti dall’Antropocrazia, diffondendoli ed incalzando tutti i mezzi di informazione con pressanti richieste antropocratiche.

XVI

L’attuale struttura giuridica è incapace di garantire efficacemente la tutela dei diritti. Tale situazione finisce anche per paralizzare la vita economica, non potendosi contare sulla efficacia dei patti, essenziali per la sua dinamica, che sono continuamente posti in essere in tale settore.
La giustizia antropocratica si fonderà sul principio della responsabilità giuridica della Comunità nei confronti dei Membri.
Ciascun Essere Umano che farà parte della Comunità giuridica, sia per condizione preesistente, sia per nascita oppure per regolare libero inserimento, potrà dedicarsi alla propria crescita esteriore ed interiore, – con beneficio dell’intera Comunità, sia economico, sia giuridico sia culturale, - sotto la tutela delle leggi contenute nei Codici. L’insieme di tali leggi costituiscono il "patto sociale".
Ciascuno rinuncerà ad organizzarsi per la propria difesa personale e dei propri diritti, in quanto garantito dalla struttura giuridica della Comunità, che diventa responsabile di ogni violazione dei diritti. Tale struttura è mantenuta in vita grazie al contributo fiscale dei Cittadini, da un lato, e dall’esistenza di prodotti economici e culturali disponibili nel libero mercato. Trattasi quindi di una struttura giuridica di servizio, - e non di potere, - i cui membri assumono individualmente la responsabilità del proprio ruolo e, in quanto rappresentanti della Comunità nazionale, l’obbligo del risarcimento immediato di ogni danno ingiustamente subito dai Cittadini.
Ciascun Individuo, che subisca una ingiusta menomazione da chiunque provocata, indicherà l’ammontare economico del danno subito e sarà immediatamente indennizzato con imputazione alla "Cassa Giuridica Nazionale".
Se l’autore è noto, la struttura giuridica si attiverà per pretendere, da chi sia stato la causa del danno. il recupero di quanto anticipato. Costui potrà opporsi a tale ingiunzione attivando, a proprie spese, la richiesta di un "giudizio" in merito alla verità del fatto e/o all’ammontare del danno. Se gli autori sono ignoti, la struttura giuridica si attiverà per cercarli e, trovatili, li costringerà a pagare il doppio del danno arrecato, con versamento alla "Cassa Giuridica Nazionale".
Nessuno potrà mai entrare nella coscienza di un altro Essere Umano per valutarne le condizioni e le motivazioni, senza violare il sacro principio di Libertà. L’essenziale della giustizia antropocratica sarà, non già quello del "giudicare", ma quello di ripristinare rapidamente l’equilibrio turbato.
A tal proposito sarà bene cambiare il nome dei Giudici con quello di Tutori.
Riportare rapidamente il Cittadino a condizioni di normalità sarà considerato interesse collettivo e non solo del Singolo.
La millenaria "freddezza" delle Istituzioni non è più tollerabile. Il continuo sacrificio degli Esseri Umani alla "forma" delle leggi extra-giuridiche ed astratte dovrà cessare e dovrà presto essere conclamato che l’Essere Umano è la base e la ragione delle strutture sociali e non viceversa.
Ciò non significa eliminare la funzione delle Società Assicuratrici; queste conserveranno la loro funzione nel campo dei rischi delle attività economiche cui è indispensabile una adeguata copertura assicurativa, mentre irischi sociali saranno a carico della collettività.
La Comunità nazionale dovrà essere considerata come una grande famiglia che non dovrà trascurare nessuno dei suoi componenti e abbandonarlo alle disgrazie procurategli dalle imperfezioni delle strutture sociali. Quando il male patito non deriverà da comportamenti personali, esso sarà preso a carico dall’intera Comunità che, a sua volta, si attiverà per cercare le cause e quindi sanarle.
Se si entra in quest’ottica, si stenta a comprendere come, fino ad oggi, tale esigenza non sia stata correttamente posta e quindi realizzata. Bisogna essere ben duri di cuore per restare inerti di fronte alle masse di dolori provocate ai Cittadini dall’inefficienza della Giustizia, con tempi lunghi e con esiti spesso ingiusti.
Tutto quanto sopra esposto potrebbe essere argomentato in maniera più approfondita, anche sulla base dei principi della Scienza del Diritto, ma per valutarlo integralmente sarà sufficiente fare appello al proprio buon senso e al proprio sentimento di umanità.

XVII

Il desiderio di apprendimento trova la controparte nella volontà di insegnamento e in quella di informazione.
L’informazione attiene prevalentemente al settore economico e a quello politico. Viene usata per convincere a comportamenti convenienti per chi informa, tentando di farli apparire soprattutto vantaggiosi per chi riceve i messaggi. Chi vuole conseguire i risultati che si prefigge, ha necessità di controllare costantemente le reazioni delle persone cui si rivolge, o attraverso la crescita del fatturato oppure escogitando metodi vari (indici di ascolto, sondaggi, referendum copie vendute, etc.) In tali rapporti la parte preminente è, evidentemente, quella alla quale l’informazione viene indirizzata, conservando essa la libertà di aderire o meno alle sollecitazioni informative.
Tale schema operativo viene considerato corretto, dal punto di vista antropocratico,, se sviluppato in regime dilibera concorrenza e senza monopoli o oligopoli sui mezzi di informazione, e senza privilegi o aiuti pubblici settoriali.
Del settore dell’insegnamento si è appropriato lo Stato, organizzandolo su principi vari, attraverso leggi e regolamenti. Ciò sarebbe corretto se si potesse dimostrare che lo Stato sia in possesso della Verità; cosa evidentemente non possibile in quanto non vera. Se ne deduce che, nella forma attuale, l’insegnamento pubblico è una violenza nei confronti di coloro che hanno desiderio di apprendere, cioè prevalentemente dei giovani.
L’arroganza, in tale campo, è tale che si pretende non solo di stabilire contenuti e forme dell’insegnamento, impartito attraverso docenti statali, ma si pretende anche di sottoporre a giudizi o voti gli studenti senza che le valutazioni e le esigenze culturali di questi ultimi vengano minimamente prese in considerazione.
Gli stati democratici, nel settore dell’insegnamento, si comportano come le più bieche dittature. Ciò deriva da una ultra-millenaria assuefazione al potere e alla sopraffazione, non accorgendosi delle forme caricaturali in cui si è scaduti.
Chi sottoponga questa assurda ed anacronistica situazione ad analisi pensante non può che restare scandalizzato ed indignato di fronte al fatto che gli "illuminati" di qualsiasi orientamento o settore non si straccino le vesti e denuncino lo scandalo, ed invece si adoperino a trarre da tale situazione il massimo di vantaggio per la propria parte e/o personale!
Nel rapporto tra desiderio di apprendimento degli Esseri Umani e volontà di insegnamento da parte di alcuni, l’Antropocrazia considera l’evoluzione individuale il fine e l’insegnamento un mezzo.
Si prevede che nella Società Antropocratica il desiderio di apprendimento non sarà solo rivolto alle cosiddette materie umanistiche e scientifiche, ma anche a tutte le conoscenze pratiche, tecnologie, scienze, mestieri e arti, create dagli Esseri umani per far vivere quotidianamente la comunità. In essa, tutti coloro che avranno dedicato il loro impegno nei più svariati campi della vita, alla fine del loro periodo di impegno diretto, all’età da loro scelta, saranno liberi di mettere a disposizione dei giovani di età, e di quelli di spirito, tutto il prezioso bagaglio culturale che portano in sé, e non, come avviene attualmente, restando praticamente inoperosi in attesa della morte, in una vecchiaia triste e deprimente.
Il loro successo, anche materiale, scaturirà dal gradimento mostrato loro da quelli che desiderano apprendere e che li attornieranno con gratitudine.
Nella Società antropocratica (alle porte) i vecchi non saranno più un peso, - come oggi li si fa apparire - , ma una benedizione ed una fonte di saggezza anche pratica, di cui si potrà disporre, per portare sempre più avanti la Civiltà a cui loro hanno già sacrificato le loro forze, per il bene, non solo proprio, ma di tutti. L’apprendimento non sarà considerato un obbligo, ma nascerà dal desiderio degli Esseri Umani di qualunque età. L’insegnamento sarà libero e condizionato esclusivamente dall’esistenza di allievi che lo richiederanno. Potrà essere a pagamento, oppure offerto gratuitamente, da coloro che sentiranno di avere qualcosa di utile da insegnare, mossi da spinte scaturenti dalla loro Coscienza. Il successo dipenderà esclusivamente dalla soddisfazione e dall’entusiasmo che gli insegnanti volontari avranno saputo suscitare negli allievi.
Le motivazioni per le quali nasceranno iniziative di insegnamento potranno essere le più svariate, ma tutte dovranno essere fondate in vista di vere esigenze umane e quindi di richieste da parte di singoli che siano liberamente determinati a volere apprendere.
Presto si capirà che così saranno i migliori a tirare in alto gli altri.

XVIII

Volendo cercare nella realtà la manifestazione del potere la troviamo nell’Essere Umano nei confronti della propria corporeità. Qualsiasi intervento esterno, diretto o indiretto, su tale corporeità, dall’Antropocrazia viene considerato illegittimo se non autorizzato da un patto o da una legge nata dallo spirito della scienza del diritto. Su tale argomento non ci può esprimere in maniera più chiara ed efficace di quanto insegnato dal Cristo nel Vangelo e particolarmente nei brani sotto riportati.
La domanda dei figli di Zebedeo
E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: " Maestro, vorremmo che quello che ti chiediamo, tu ce lo facessi ". Egli disse loro: " Che cosa volete che vi faccia? " Gli dissero: " Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra ". E Gesù disse loro: " Non sapete quello che domandate; potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo che io sto per subire? ) Gli risposero: " Lo possiamo ". E Gesù disse loro: " Il calice che io bevo lo berrete, e il battesimo che io ricevo lo subirete; ma quanto al sedere alla mia destra o alla mia sinistra, non dipende da me il concederlo, ma toccherà a coloro per i quali è stato preparato ". All'udire questo, i dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: " Sapete bene che coloro che sono ritenuti principi dei pagani spadroneggiano su di essi, e i loro grandi esercitano il potere su di essi. Fra voi invece non è così; ma chi vuoi essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuoi essere tra voi il primo sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo non è venuto infatti per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti ". ( Marco, 10,45 )
La discussione sul più grande
Sorse anche una disputa tra loro, chi di essi sembrasse il maggiore. Ed egli disse loro: I re delle nazioni le signoreggiano, e quelli che le dominano si fanno chiamare benefattori: ma voi non così, bensì chi è il più grande tra voi si faccia come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Chi è infatti il più grande, chi siede a tavola o chi serve? Non è forse colui che siede a tavola? Ora io sto in mezzo a voi come uno che serve. Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; ed io do a voi, come il Padre ha dato a me, un Regno, affinché possiate mangiare e bere alla mia tavola nel mio Regno, e sedere su troni a giudicare le dodici tribù di Israele. ( Luca 22,27 )
Chi è il più grande?
E vennero a Cafarnao. E quando fu in casa, chiese loro: " Dì che cosa stavate discutendo per via? " Ed essi tacevano. Avevano infatti per via discusso tra loro chi fosse il più grande. E messosi a sedere, chiamò i Dodici e disse loro: " Chi vuol essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servo di tutti ". E preso un bambino, lo collocò nel mezzo, ed abbracciandolo disse loro: " Chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato ". ( Marco 10,35 )
La madre dei figli di Zebedeo
Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedeo con i suoi figli, prosternandosi per chiedergli qualcosa. Ed egli le disse: " Che vuoi? " Gli rispose: " Dì che questi miei figli si assidano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo Regno ". E rispondendo Gesù disse: " Non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere? " Gli dicono: " Lo possiamo ". Disse loro: " li mio calice, sì, lo berrete; ma quanto al sedere alla mia destra o alla mia sinistra non dipende da me il concederlo, ma è per quelli ai quali è stato preparato dal Padre mio ". E i dieci, udito questo, si sdegnarono contro i due fratelli; ma Gesù, chiamatili a sé, disse: " Voi sapete che i capi delle nazioni dominano su di esse e i grandi le signoreggiano. Non così dovrà essere tra voi. ma chi vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e chi vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo. Così come il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire, e dare la sua vita in riscatto per molti ( Matteo 20,28 )
Meditando su tali profondi insegnamenti si può comprendere il perché dell’impalcatura del Progetto Antropocratico fondato non solo sulla conoscenza degli aneliti umani, ma in armonia con la Volontà Divina comunicataci, nel Vangelo, dalla più alta Entità spirituale che abbia operato sulla Terra. L’Antropocrazia è anche in armonia con tutti gli altri insegnamenti sacri posseduti dall’Umanità e costituirà la base comune per l’incontro fraterno, vicendevolmente benefico, degli Esseri Umani nella pratica gioiosa della vita sulla Terra.
Tutti i mali, spirituali, animici e fisici che oggi affliggono gli Esseri Umani saranno risanati dal vivere nella realtà antropocratica, in cui si libereranno le energie psichiche, che ciascuno ha potenzialmente in sé, e che, come già oggi la scienza rileva, vengono distrutte dall’eccessivo e forzato asservimento alla materialità, con la conseguente infelicità spirituale.

 XIX

L’Antropocrazia è un progetto sociale italiano, mirante a riportare la struttura statale alla sua naturale funzione di servizio giuridico, con la conseguente liberazione del settore economico e di quello culturale da ogni ingerenza statale.
Il prelievo fiscale sul reddito e le imposizioni previdenziali, sulle Imprese e sui Cittadini, scaricandosi necessariamente sui prezzi, sono la causa prima del disastro economico e sociale italiano, in continuo aggravamento, malgrado gli enormi progressi tecnologici.
Il dato oggettivo che, con tale metodo, attraverso lo scarico sui prezzi, tutti gli oneri statali vengono ad essere in pratica pagati dai poveri, rende incostituzionale l’intero sistema fiscale italiano giacché la costituzione prevede:Art. 53 Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacita` contributiva. Il sistema tributario e` informato a criteri di progressività.
A ciò aggiungasi il fatto che la globalizzazione penalizza le Imprese nazionali, ad alto carico fiscale previdenziale e burocratico, rispetto a quelle estere meno tartassate.
Nel Progetto Antropocratico si prevede l’istituzione della Fiscalità Monetaria, consistente nel trasferimento del prelievo fiscale dalle Imprese e dai Cittadini all’intera massa monetaria, eliminando in tal modo lo scarico sui prezzi e quindi sui poveri.
Tale modifica fiscale porterà immediatamente al dimezzamento dei prezzi di mercato, con conseguente raddoppio del potere d’acquisto dei precedenti redditi individuali e porterà anche alla necessità di rivalutazione della lira del 100%, per mantenere l’equilibrio commerciale mondiale, con la conseguenza che i prezzi dei prodotti di importazione si dimezzeranno anch’essi.
Il raddoppio del potere d’acquisto della lira sul mercato interno renderà necessario il prelievo del 50% della massa monetaria italiana, ammontante a 8 milioni e cinquecentomila miliardi di lire
Con tale prelievo di 4 milioni e cinquecentomila miliardi di lire si estingueranno i debiti pubblici dello stato, gravanti tutti sui Cittadini.
Va rilevato che tale prelievo non impoverirà i possessori di beni monetari, giacché il dimezzamento dei prezzi di mercato farà si che il potere d’acquisto del capitale monetario residuo sarà uguale a quello precedente la riforma.
Per quanto riguarda le esigenze di bilancio, per fare fronte alle spese statali, sarà sufficiente un prelievo annuale dell’8% sulla massa dei beni monetari, che sarà sempre di 8 milioni e cinquecentomila miliardi di lire.
Tale prelievo sarà parzialmente compensato dalla scomparsa dell’inflazione e dalla continua diminuzione dei prezzi del libero mercato per effetto del progresso tecnologico e della concorrenza tra i produttori.
Dopo l’istituzione della datazione annuale della moneta cartacea, tutti i prelievi saranno facilmente eseguiti dal sistema bancario con versamento alla istituenda Banca degli Italiani, dotata di idonei super-computers.
Con la scomparsa degli oneri di interesse, sui precedenti debiti pubblici, sarà possibile istituire il Reddito di Cittadinanza Generalizzato, a favore dei Cittadini, - prevedibile in circa 800 mila lire mensili in valore attuale - dalla nascita alla morte, con ordini di accredito della Banca degli Italiani sui conti dei Cittadini.
Con ciò si renderà concreto il diritto alla vita al posto dell’utopistico precedente diritto al lavoro.
Con l’attuazione del Progetto Antropocratico gli Italiani potranno svilupparsi verso la creatività e quindi risolvere anche i problemi di natura individuale, da cui dipende la felicità personale.
Tutti i mali sociali e individuali che oggi affliggono gli Italiani si avvieranno ad una rapida sparizione a seguito di uno sviluppo sociale naturale e non dirigistico e quindi entusiasmante.
L’inquinamento, originato dall’abnorme sviluppo delle città, causato dalla ricerca affannosa di fonti di reddito, scomparirà con il ritorno dei Cittadini verso nuclei abitativi piccoli, integrati con attività industriali e artigianali in loco, e con la trasformazione dei piani regolatori pubblici in privati, nell’ambito di una adeguata legislazione.
Le piaghe della droga, della prostituzione, della criminalità ed altre analoghe, originate dalle angosce del vivere, indotte da una società non concretamente solidaristica e oppressiva, che fa apparire il futuro sempre più buio e minaccioso, privo di opportunità di lavoro, rientreranno in limiti fisiologici connessi a naturali patologie che saranno affrontate più sul piano medico che su quello sociale, essendo venuta meno, con il Reddito di Cittadinanza, la paura per il domani.
Per ulteriori chiarimenti sul Progetto Antropocratico, si potranno prelevare gratuitamente i seguenti libri: LA VIA D’USCITA, LA NEOSOCIETÀ, L’ANTROPOCRAZIA, e LOGICA DELL’ANTROPOCRAZIA alla pagina internet:

ATTUAZIONE DELL’ANTROPOCRAZIA

Nella vita sociale va considerato preminente il principio di sussidiarietà che afferma che deve essere pubblico solo ciò che non può essere gestito privatamente. Il Governo che avrà il mandato di attuare L’ANTROPOCRAZIA dovrà dare disposizioni per rendere operativo quanto segue:
  1. Creazione della Cassa degli Italiani dotata di un super-computer per la gestione contabile di tutte le operazioni derivanti dalla istituzione della fiscalità monetaria.
  2. Istituzione della Fiscalità Monetaria e del Reddito di Cittadinanza Generalizzato:
  3. · Fissazione della data di avvio della riforma.
    · Datazione virtuale di tutta la moneta cartacea preesistente.
    · Annullamento di tutti i precedenti obblighi fiscali.
    · Spostamento del prelievo fiscale dal settore produttivo e di consumo alla massa dei beni monetari.
    · Si ipotizza ragionevolmente in più del 50% la riduzione dei prezzi medi di mercato, a seguito della detassazione.
    · Prelievo immediato, da parte delle Banche del 50% dei beni monetari depositati e del denaro cartaceo in transito, con accreditamento sul conto individuale di ciascun Contribuente, nel super-computer della Cassa degli Italiani.
    · Rivalutazione della Lira del 100%, per mantenere il precedente equilibrio commerciale mondiale.
    · Si istituisce il Reddito di Cittadinanza Generalizzato, da versare mensilmente, da parte dei conti dei Cittadini presso la Cassa degli Italiani, sui loro conti presso le varie Banche di appoggio, a partire dal mese successivo alla data della riforma.
    · Si dà avvio alla restituzione, da parte della Cassa degli Italiani, di tutti i debiti Pubblici, nella misura del 50% (Il potere di acquisto del residuo è lo stesso di quello precedente la riforma.)
    · Determinazione del congruo periodo di verifica della percentuale di abbassamento medio di tutti i prezzi di mercato a seguito della detassazione (Massimo 6 mesi).
    · Alla scadenza di tale periodo si ordina alle Banche di correggere, con accrediti o addebiti, i precedenti prelievi del 50% nonché la precedente liquidazione dei debiti pubblici, in base alla variazione media rilevata.
    · Istituzione della fiscalità ordinaria, nella misura dell’8% della massa dei beni monetari, da avviare appena esaurite le risorse monetarie iniziali.
    · Abrogazione di tutte le leggi aventi influenza sulla vita economica e quindi sulla formazione dei prezzi di mercato.
  4. Privatizzazione graduale di tutte le aziende pubbliche, non svolgenti funzioni giuridiche, con regolare liquidazione economica di tutto il Personale, anche per quanto riguarda i versamenti per contributi previdenziali. Nel periodo di riorganizzazione generale continueranno le precedenti gestioni pubbliche statali. Per le Aziende svolgenti servizi di utilità dei Cittadini, gli addetti potranno organizzarsi privatamente per fornire tali servizi in concorrenza con altri, seguendo le regole del libero mercato.
  5. Organizzazione per indire, entro tre mesi, le elezioni dei Giudici, in circoscrizioni territoriali di servizio delimitate e successivamente con periodicità quinquennale.
  6. Organizzazione della elezione da parte dei Giudici eletti, dei Legislatori, con candidati tra i Giudici eletti, e costituzione del Parlamento giuridico, con proibizione di legiferare in campo economico e con la funzione principale di adeguare costantemente i codici alla Scienza del Diritto e allo sviluppo sociale e tecnologico. Il Legislatore con più anzianità di servizio o più anziano diverrà il Rappresentante della Comunità Nazionale
  7. Organizzazione di un’Assemblea di rappresentanza della vita economica con funzione di controllo e ratifica dei preventivi annuali di spesa, delle strutture pubbliche, presentati dalla Camera Legislativa, nonché di proposta degli eventuali aggiornamenti della percentuale fiscale e del Reddito di Cittadinanza, in funzione degli andamenti delle bilance commerciali con l’estero.
  8. Organizzazione della struttura consortile, con carature miliardesimali nazionali, per la gestione della viabilità di uso pubblico, avente investitura elettiva piramidale, a partire dalle strutture condominiali, facenti capo ai rappresentanti delle assemblee dei proprietari immobiliari di base. Nel periodo di riorganizzazione generale continueranno le precedenti gestioni pubbliche statali.
  9. Avvio della vendita, a prezzi di mercato, di tutte le precedenti proprietà statali, con versamento dei ricavi su un conto della Cassa degli Italiani.
Ci limitiamo agli accenni sopra fatti per lasciare spazio alla libera fantasia creatrice dei Lettori.

INTRODUZIONE

Nel 1977 a seguito di una delle tante congiunture sociali, ho predisposto il testo intitolato: PROPOSTA DI RIFORMA DEL SISTEMA FISCALE E MONETARIO PER LA RIPRESA PRODUTTIVA.
Ho avuto un breve colloquio con Giorgio Benvenuto a cui ho consegnato il testo e l’ho fatto anche pervenire alle altre forze sindacali.
Dagli esperti dei problemi fiscali delle varie confederazioni ho avuto telefonicamente assicurazione che avrebbero studiato a fondo la proposta.
Dopo alcuni mesi usciva il decreto che istituiva il prelievo del 12% sui ricavi degli interessi sui titoli pubblici ed il prelievo del 33% sugli interessi dei depositi dei conti correnti.
Lo spirito della proposta era stato parzialmente recepito ed in corrispondenza delle esigenze fiscali del momento si era ricorso ad un inizio di fiscalità monetaria in sostituzione di quella tradizionale che avrebbe scaricato il proprio peso sul settore produttivo, con l’ulteriore impoverimento delle fasce deboli.
Il prelievo del 6 per mille sui depositi dei conti correnti del Governo Amato è stato un altro passo, seppure imperfetto, di fiscalità monetaria, non gravante sui prezzi delle merci.
Recentemente l’istituzione del prelievo del 12% sui redditi da azioni è un altro passo nella stessa direzione.
Seppure si tratti di tentativi episodici, ciononostante gli Italiani hanno beneficiato di tali provvedimenti giacché se i corrispondenti ricavi fiscali fossero stati prelevati dal settore produttivo, l’attuale crisi economica sarebbe giunta prima.
Come potrà rilevarsi dal contenuto del testo che segue, ne1977 la visione antropocratica non era giunta a completa maturazione, data anche la minore gravità della situazione del momento, rispetto all’attuale, ma già operava nella giusta direzione.
Oggi è necessario diffondere il progetto antropocratico, nella sua definitiva logica, per indurre i Politici a prendere quei provvedimenti conseguenti, capaci di avviare lo sviluppo sociale su nuove basi corrispondenti alle più profonde esigenze degli Esseri Umani e che si vanno sempre più manifestando con forza, in connessione anche con eventi minacciosi per la stabilità sociale.
Nicolò Giuseppe Bellia

(Consegnata alle Confederazioni Sindacali nel 1977)

L'imposizione fiscale ha lo scopo di prelevare dalle rendite e dai beni di persone o collettività il denaro necessario allo Stato o alle collettività locali, per far fronte alle spese di interesse generale.
Il prelievo avviene prevalentemente da due lati: dalla parte del reddito e dalla parte del consumo.
Vi sono poi le imposte sul Patrimonio nelle sue diverse configurazioni.
Le esigenze dello Stato sono determinate dall'ammontare del Bilancio.
Ma mentre da un lato le esigenze dello Stato sono quantitativamente determinate, dall'altro la base di imposizione muta col mutare dell'andamento della vita economica.
Qui si evidenzia una prima imperfezione dell'attuale sistema fiscale.
Le imposte sul reddito e sui consumi sono tali da lasciare libero nell'ulteriore processo economico il capitale monetario residuo che resta totalmente deresponsabilizzato.
Una forte contrazione del reddito e dei consumi lascia lo Stato con una insufficiente base impositiva e senza alcun potere sul capitale monetario e ciò proprio in un momento in cui maggiori sono le necessità dello Stato per far fronte ai suoi compiti sociali.
Se a quanto accennato si aggiunge la incapacità tecnica dello Stato ad individuare tutti i soggetti fiscali, appare giustificata la necessità di rivedere la logica fiscale.
Per impostare correttamente il problema occorre fare alcune considerazioni di base.
Che cosa chiede lo Stato al campo economico per far fronte alle proprie necessità? Chiede denaro.
Nell'attuale logica fiscale tale richiesta viene fatta prevalentemente a coloro che stanno operando, mentre i detentori di capitali che magari hanno tirato i remi in barca restano esenti dall'obbligo di contribuire alle necessità generali.
Nel campo economico operano da un lato i beni e dall'altro il capitale monetario.
Il reale potere economico è nelle mani di coloro che possiedono moneta.
Qualsiasi attività economica necessita di capitale monetario al cui possesso è legato il potere decisionale.
Chi detiene un bene ha solo il potere di metterlo in vendita o di renderlo disponibile dietro una contropartita monetaria, quindi non è titolare di una capacità di iniziativa autonoma, mentre chi possiede il denaro è in condizione di prendere le iniziative che vuole.
I possessori del denaro sono quindi i responsabili dell'andamento dell'economia.
Sono inoltre responsabili verso lo Stato per quanto riguarda le sue esigenze economiche.
Così come determinata è la somma necessaria allo Stato per far fronte alle spese di interesse generale, altrettanto determinata è la somma dei capitali monetari della collettività.
Il rapporto tra la prima quantità e la seconda dà la percentuale di contributo fiscale spettante a ciascun possessore di capitale monetario.
Questo è l'unico contributo fiscale logico che riassume in sé perennemente e correttamente tutti gli altri contributi esistenti.
Ciascun possessore di denaro ha rappresentato in esso il frutto di tutti i propri redditi passati comunque realizzati sia su base patrimoniale, sia sii base industriale ecc. ecc.
Nel dare allo Stato una quota percentuale di tale capitale monetario, il titolare continua a partecipare equamente al sostegno delle necessità della collettività.
Se noi pensiamo l'intera attività economica come una società. cui ciascuno partecipa in proporzione al proprio capitale monetario. appare logico che di fronte alla spesa generale dello Stato, che riguarda la collettività, ciascuno debba partecipare in proporzione alla propria quota di potere economico.
Lo stesso non vale per i possessori di beni non monetari in quanto, avendo trasformato il proprio denaro in tali beni, si sono privati del corrispondente potere economico.
Le obbiezioni circa i pericoli di immobilizzazíoni strumentali a fine di speculazione cadranno sulla base di quanto sarà detto in seguito in merito all'inflazione ed in ogni caso non si può pensare di sanare fiscalmente il danno derivante alla collettività dalla sottrazione immotivata di risorse produttive.
Con tale nuovo criterio fiscale il detentore di capitale monetario è responsabilizzato nei confronti dello Stato, non per una quota limitata in uri solo esercizio di bilancio, ma finché vi sarà un residuo monetario.
Esaminiamo ora la tecnica necessaria per realizzare tale nuovo tipo di imposta unica.
Per ottenere ciò è necessario che la moneta rechi la data di emissione.
Immaginiamo che uno Stato voglia realizzare un tale tipo di riforma fiscale.
Il primo provvedimento necessario è quello di emanare una legge che stabilisca che tutti i valori monetari esistenti, ivi comprese tutte le obbligazioni, sono da considerare come recanti virtualmente la data fissata dalla legge.
Tale legge dovrà inoltre stabilire che ogni valore monetario sarà decurtato a fini fiscali con procedimento inverso a quello degli attuali interessi bancari secondo un tasso fiscale che per fine di chiarezza ipotizziamo nella misura del 12% annuo.
La concreta decurtazione a favore della cassa fiscale avverrà attraverso le banche ad ogni passaggio della moneta in esse e regolarmente sui depositi monetari.
In pari tempo lo Stato emetterà nuova moneta con data, con periodicità da stabilire, in misura corrispondente al presunto gettito fiscale, con possibilità di compensazione negli esercizi successivi.
L'istituto di emissione fornirà continuamente le banche di moneta nuova datata, in cambio, secondo il valore attuale, di quella vecchia da destinare al macero.
I compensi da lavoro e tutte le transazioni economiche in generale, avverranno sulla base dei valori attuali della moneta.
Con tale sistema l'evasione fiscale diventa impossibile e diviene inutile l'esportazione di capitali, giacché al rientro, l'anzianità dei segni monetari, renderà possibile il recupero dell'imposta ai fini del conto della cassa fiscale.
Il danno derivante alla collettività dalla sottrazione di moneta circolante alla vita economica sarà da valutare con criteri diversi da quello fiscale.
Prendendo ad esempio l'Italia e considerando in L. 250.000 miliardi l'ammontare dei valori monetari e delle obbligazioni esistenti, con un tasso fiscale del 12% si avrebbero per il Fisco in un anno 30.000 miliardi per far fronte alle necessità dello Stato.
Con tale sistema fiscale, rimarrebbe invariata nel tempo la massa monetaria globale eliminando la causa fondamentale dell'inflazione.
Va rilevato che con tale sistema fiscale sparirebbe la conflittualità tra contribuenti e Stato con grande vantaggio del clima sociale.
Da tale riforma fiscale e monetaria deriverebbero numerose conseguenze positive per l'intero organismo sociale di cui elenchiamo quelle che vengono per prime alla mente.
I detentori di capitali monetari in tale nuovo sistema non si troverebbero in condizione di svantaggio rispetto alla precedente situazione in quanto la nuova imposta unica sostituirebbe le perdite di valore che prima si avevano a causa dell'inflazione.
Mentre prima le perdite di valore dell'intera massa monetaria andavano a beneficio dei beni immobiliari e di quelli duraturi in generale, col nuovo sistema tali decurtazioni vanno a beneficio della intera collettività.
Con l'eliminazione dell'inflazione si instaurerebbe un regime di prezzi stabili, con tendenza alla diminuzione, per effetto del progresso tecnologico.
I percettori di redditi da lavoro potrebbero impostare le loro rivendicazioni su basi qualitative ed in considerazione di reali compatibilità, e non già come prima sotto l'assillo del continuo diminuire del potere di acquisto della moneta.
Con tale sistema la scala mobile perderebbe quel carattere di perversità che ha finora operato sul livello dei prezzi, potendosi al limite prevedere delle inversioni di tendenza del mutare dei prezzi con margini disponibili per il progresso sociale.
L'eliminazione dell'attuale forma impositiva produrrebbe immediatamente due conseguenze: la prima è quella di stimolare gli investimenti produttivi a causa del nuovo regime di equità e di certezza fiscale e la seconda è quella di liberare alla base nuove capacità di consumo che agirebbero da rivitalizzante sull'intero organismo economico in condizioni di forte depressione.
Sotto il primo riguardo si pensi agli effetti psicologici sull'attività industriale dell'eliminazione della necessità legale di tutte le formalità fiscali che attualmente appesantiscono le imprese con effetti talvolta paralizzanti.
In dipendenza dell'incremento produttivo si avrebbero positive e rapide ripercussioni sull'occupazione con ulteriori e benefici effetti indotti sulla vita economica e sociale del paese.
L'aumento della produzione e della produttività metterebbe lo Stato in condizione di perseguire con maggior successo che per il passato i propri obiettivi di giustizia sociale.
Circa i rapporti con l'estero si può immaginare un crescere della fiducia nella nostra moneta con la sola conseguenza della necessità di un continuo apprezzamento di essa rispetto alle altre.
Tale apprezzamento sarebbe equilibrato, ai fini delle esportazioni, dalla svalutazione interna delle altre monete per effetto dell'inflazione che di necessità affligge i vecchi sistemi sociali.
A chi deve valutare preventivamente la riforma proposta si pongono delle difficoltà di ordine psicologico nell'immaginazione di una moneta il cui valore va aggiornato ad ogni transazione.
Tale difficoltà può essere facilmente superata se si considerano i seguenti fatti.
Il problema non si pone per i pagamenti fatti a mezzo banche.
Per quel che riguarda gli acquisti al minuto, fatti dalla gente con moneta, si pensi che generalmente essi vengono fatti con moneta derivante o da redditi da lavoro o da prelevamenti bancari e quindi sempre con moneta di anzianità inferiore al mese ed in tal caso i rivenditori considereranno irrilevante il deperimento monetario ed in ogni caso ne avranno tenuto conto, in valore medio, nei prezzi.
Se si pensi che in contropartita si vivrà in regime di prezzi stabili si può accettare volentieri il leggero fastidio di dover talvolta fare qualche calcolo o consultare qualche tabella oppure andare in banca per ottenere moneta fresca.
La riforma proposta ha valore squisitamente tecnico ed è neutra rispetto alle ideologie politiche.
Le forze politiche potranno continuare a perseguire i propri fini specifici, con il vantaggio di poter sperare più concretamente di realizzare i propri ideali.
È evidente a tutti che la gestione dello Stato dovrà evolvere verso forme che assicurino a tutti il massimo di giustizia sociale, ma è altrettanto evidente che tanto più tali fini si possono realizzare quanto più efficiente e sana è l'attività produttiva che deve fornire i beni che si vogliono far pervenire agli aventi diritto.


SANO GIUDIZIO E QUESTIONE SOCIALE
Al giorno d'oggi non si dovrebbe in nessun caso trascurare quel che si prepara nell'umanità su tutta la terra. Bisognerebbe cercare di penetrare, con giudizi che ci mettano in grado di comprendere i grandi impulsi presenti negli eventi del mondo, in ciò che oggi sta parzialmente in modo tanto enigmatico davanti alle anime degli uomini, e che minaccia di trasformare la struttura sociale in un caos. Non si dovrebbe continuare lasciando che le cose accadano come vogliono, senza cercare di penetrarle col proprio sano giudizio.
Deve cessare il principio che sostiene: " Questo è di tutti t giorni; questo è profano; quest'altro riguarda la vita esteriore; distogliamocene e rivolgiamo lo sguardo al divino-spirituale ". Bisogna che incominci il tempo in cui anche i fatti più comuni vengano messi in relazione col divino-spirituale, il tempo nel quale le cose desunte dal mondo spirituale non vengano considerate solo dal punto di vista più astratto.
Nel corso di queste considerazioni ho detto che un mutamento favorevole nel movimento sociale potrà aver luogo soltanto se crescerà l'interesse del singolo per il suo prossimo. La struttura sociale è appunto la struttura che collega gli uomini socialmente. Essa può risanarsi soltanto se l'uomo sa di farne parte, se sta coscientemente nella struttura sociale. Il fenomeno malsano del presente, quello che ha provocato la catastrofe, è il fatto che gli uomini hanno trascurato di avere dei principi in merito al come stare nella comunità sociale. L'interesse che ci collega come esseri umani ad altri uomini è cessato, anche se la gente spesso crede di avere un simile interesse Il trito principio teosofico: " amo tutti gli uomini, mi interesso a tutti gli uomini ", non risana perché è astratto e non afferra la vita reale. Si tratta invece. di agire sulla vita reale; questo appunto deve essere compreso più profondamente. L'incomprensione della vita reale è stata proprio una caratteristica degli ultimi secoli. Ma gli ultimi secoli, senza che gli uomini avessero seguito il processo, hanno provocato la situazione attuale, e daranno origine alla situazione futura. Non può essere altrimenti, nella vita storica dell'umanità, se non che gli uomini accompagnino anche col pensiero ciò che succede, ciò che avviene nella vita sociale in mezzo a loro. Ma gli eventi che si svolgono già da un tempo relativamente lungo non possono essere seguiti altrimenti se non acquistando un sano senso per certi fenomeni.

SEPARARE IL LAVORO DAL PROCACCIAMENTO DEI MEZZI DI SUSSISTENZA.
Infatti ciò cui si deve tendere, naturalmente non in maniera bolscevica ma ragionevole, è di separare il lavoro dal procacciamento dei mezzi di sussistenza.
In avvenire il denaro non dovrà essere un equivalente per la forza umana di lavoro, ma solo per la merce. Solo merce si potrà avere in avvenire per denaro, non forza umana di lavoro.
  • Ciò potrà essere realizzato soltanto attraverso l’istituzione del REDDITO DI CITTADINANZA GENERALIZZATO, che motiverà la ricerca del lavoro su basi vocazionali e non per esigenze di mera sopravvivenza.(N. G. Bellia)

ESIGENZA DI DEPERIMENTO DEL DENARO INOPEROSO
Esiste oggi nell'ordinamento sociale qualcosa di innaturale al massimo grado e cioè che, semplicemente per il fatto di possederlo, il denaro aumenta. Lo si mette in banca e se ne ricavano interessi. Questo è il fatto più innaturale che possa esistere. In realtà è semplicemente un assurdo. Non si fa nulla; si mette in banca il denaro che si ha, che forse non ci si è nemmeno procurato col lavoro, ma che si è ereditato, e se ne ricavano interessi. È tutta un'assurdità. Però sorgerà la necessità, quando il procacciamento dei mezzi di sussistenza sarà separato dal lavoro, che venga impiegato il denaro, quando esiste, e quando venga prodotto come equivalente di merci che esistono. Esso deve essere utilizzato, deve circolare. Si avrà allora l'effetto reale che il denaro non aumenterà, ma diminuirà.


Ciò potrà essere ottenuto soltanto con l’istituzione della FISCALITÀ MONETARIA che oltre a ridurre gradualmente la quantità dei capitali inoperosi, ha l’insostituibile pregio di non scaricare sui prezzi gli oneri fiscali, di permettere l’istituzione del REDDITO DI CITTADINANZA GENERALIZZATO nonché il reperimento delle risorse per le SPESE PER L’AMMINISTRAZIONE GIURIDICA. (N. G Bellia)

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