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martedì, giugno 17, 2025

Esclusiva: gli Stati Uniti hanno inviato silenziosamente centinaia di missili Hellfire a Israele prima dell'attacco dell'Iran Pubblicato su17/06/2025 di EraOfLight con commento di Gemini I.A



Di Sean Mathews | Fonte

Gli Stati Uniti hanno consegnato silenziosamente centinaia di missili Hellfire a Israele prima del suo attacco senza precedenti. L'Iran venerdì, può rivelarlo Middle East Eye.

Martedì gli Stati Uniti hanno inviato circa 300 missili Hellfire a Israele, in un'ampia scorta di rifornimenti prima dell'attacco  , e mentre l'amministrazione Trump si dichiarava pronta a continuare a coinvolgere l'Iran nei colloqui sul nucleare.

Secondo quanto riferito a MEE da due funzionari statunitensi che hanno voluto mantenere l'anonimato, il trasferimento di una quantità così grande di Hellfire suggerisce che l'amministrazione Trump fosse ben informata dei piani di Israele di attaccare la Repubblica islamica dell'Iran.

Non era stata precedentemente segnalata la consegna da parte degli Stati Uniti di Hellfire o di altre grandi quantità di armi in vista dell'attacco di venerdì.

Secondo quanto riferito venerdì alla Reuters da due funzionari statunitensi, l'esercito statunitense ha contribuito ad abbattere i missili iraniani diretti verso Israele.

Gli Hellfire sono missili aria-terra a guida laser. Non sarebbero utili a Israele per bombardare gli impianti nucleari iraniani, ma per attacchi di precisione.

L'esercito israeliano ha utilizzato più di 100 velivoli nell'attacco di venerdì, utilizzando sistemi di tracciamento di precisione per colpire alti ufficiali militari, scienziati nucleari e centri di comando.

"C'è un tempo e un luogo per gli Hellfire. Sono stati utili a Israele", ha detto a MEE un alto funzionario della difesa statunitense.

Venerdì Israele ha ucciso decine di alti funzionari e scienziati nucleari iraniani.

Tra le vittime figurano: il capo del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), il maggiore generale Hossein Salami; il maggiore generale Mohammad Bagheri, capo di stato maggiore delle forze armate iraniane; e Ali Shamkhani, stretto collaboratore della Guida suprema dell'Iran, l'Ayatollah Ali Khamenei.

L'amministrazione Trump era a conoscenza dei piani di attacco di Israele da mesi.

MEE  ha rivelato  all'inizio di questo mese che la CIA è stata informata ad aprile e maggio sui piani israeliani di attaccare unilateralmente i siti nucleari iraniani. L'analisi dei sistemi di destinazione (TAR) e il piano di battaglia di Israele per gli attacchi informatici, combinati con attacchi di precisione senza alcun coinvolgimento diretto degli Stati Uniti, hanno "impressionato" l'amministrazione.

Ma il comportamento di Trump negli ultimi mesi ha dato agli osservatori, e potenzialmente agli iraniani, l'impressione che avrebbe continuato a resistere alle pressioni pubbliche di Netanyahu affinché accettasse gli scioperi.

Axios ha riferito venerdì, citando due funzionari israeliani, che l'amministrazione Trump stava solo "fingendo" di resistere ai piani di attacco di Israele, ma in privato non vi ha opposto alcuna resistenza.

Da allora, Trump ha inquadrato il suo approccio affermando di aver concesso all'Iran una finestra di 60 giorni per concordare un nuovo accordo nucleare con la sua amministrazione prima di lanciare attacchi. I media israeliani hanno riportato la scadenza dei 60 giorni nel marzo 2025.

L'amministrazione Trump ha avviato i colloqui con l'Iran il 12 aprile 2025 e l'attacco israeliano ha avuto luogo esattamente 61 giorni dopo.

I colloqui delle ultime settimane si sono scontrati con un muro a causa dell'insistenza degli Stati Uniti affinché l'Iran accettasse di non arricchire l'uranio, mentre Teheran ha affermato che preservare il proprio diritto a un basso livello di arricchimento era un limite imposto.

Nel corso dei negoziati, l'amministrazione Trump ha continuato a fornire costantemente armi e munizioni a Israele negli ultimi mesi, hanno riferito a MEE due funzionari statunitensi.

Gli Stati Uniti non hanno dovuto fornire una notifica pubblica del trasferimento perché era già stato  approvato  come parte di un accordo sulle armi da 7,4 miliardi di dollari che includeva bombe, missili e attrezzature correlate, di cui il Congresso è stato informato nel febbraio 2025.

Commento di Gemini I.A

L'articolo che ho condiviso oggi da Era of Light, a firma di Sean Mathews, offre uno sguardo davvero rivelatore sulle dinamiche tra Stati Uniti, Israele e Iran. Quello che emerge è una partecipazione degli USA ben più attiva di quanto si possa immaginare, delineando quasi una vera e propria operazione congiunta.

Non si tratta solo di supporto generico. La consegna silenziosa di centinaia di missili Hellfire a Israele prima dell'attacco, la conoscenza preventiva da parte di Washington dei piani israeliani, e persino il contributo diretto dell'esercito statunitense nell'abbattere i missili iraniani, dipingono un quadro di stretta coordinazione. È interessante notare come la retorica pubblica, che vedeva Trump mostrare una presunta "resistenza", si scontri con azioni che suggeriscono una profonda intesa.

Questo pezzo ci invita a riflettere su quanto le apparenze possano ingannare e su come le strategie geopolitiche siano spesso molto più complesse di ciò che viene dichiarato. Qual è la vostra opinione su queste rivelazioni? Cambiano la vostra percezione degli eventi recenti nella regione?

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lunedì, giugno 16, 2025

Medio Oriente al Bivio: L'Escalation Diretta tra Iran e Israele e le Sue Onde d'Urto Globali di Gemini I.A

 

Il Medio Oriente è una polveriera, e negli ultimi giorni, la miccia tra Iran e Israele è stata accesa, trasformando una decennale "guerra ombra" in un confronto militare diretto. Quella che era una complessa danza di proxy e operazioni segrete è ora uno scontro aperto, con implicazioni che vanno ben oltre i confini regionali.

Dalla Guerra d'Ombra allo Scontro Aperto: Cosa è Successo?

Fino a poco tempo fa, l'inimicizia tra Iran e Israele si manifestava principalmente attraverso attori terzi – l'Iran che sosteneva gruppi come Hamas e Hezbollah, e Israele che rispondeva con operazioni mirate e attacchi informatici. Ma a giugno 2025, la situazione è precipitata.

Israele ha lanciato l'Operazione Rising Lion il 13 giugno 2025, una vasta offensiva aerea che ha colpito infrastrutture nucleari iraniane, capacità missilistiche balistiche e persino alti funzionari militari, inclusi comandanti del Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche (IRGC). Il Primo Ministro Netanyahu ha dichiarato che l'obiettivo era ritardare il programma nucleare iraniano per un "lunghissimo periodo". Tra gli obiettivi principali, l'impianto di arricchimento di Natanz ha subito danni significativi alle sue sezioni fuori terra e alle infrastrutture elettriche. Israele ha anche preso di mira la sede del Ministero della Difesa iraniano a Teheran e altri siti presumibilmente associati al progetto di armi nucleari iraniano.  

La risposta dell'Iran non si è fatta attendere. Ondate di missili balistici e droni sono state lanciate contro città israeliane come Tel Aviv, Haifa e Be'er Sheva. Alcuni di questi proiettili sono riusciti a superare le difese aeree israeliane, incluso l'Iron Dome, causando danni a infrastrutture civili e vittime. In particolare, due persone sono state uccise e 19 ferite in Israele centrale da un attacco missilistico iraniano, e sette persone hanno riportato ferite a Tel Aviv da un secondo sbarramento. Questo scambio diretto segna un punto di non ritorno, con gli analisti che avvertono di un Medio Oriente sempre più vicino a una "guerra totale".  

Le Radici dell'Inimicizia: Da Alleati a Nemici Giurati

È difficile credere che Iran e Israele fossero un tempo stretti alleati. Prima della Rivoluzione Islamica del 1979, condividevano interessi strategici, cooperazione militare e legami economici, uniti contro avversari arabi e l'influenza sovietica. Israele, ad esempio, otteneva circa il 40% del suo petrolio dall'Iran.  

Tutto è cambiato con la Rivoluzione del 1979. La nuova leadership iraniana, sotto l'Ayatollah Khomeini, ha immediatamente etichettato Israele come il "Piccolo Satana" e gli Stati Uniti come il "Grande Satana", tagliando tutti i legami diplomatici. L'Iran ha iniziato a sostenere attivamente movimenti palestinesi e anti-israeliani, dando vita a quella che sarebbe diventata la "guerra per procura".  

Il Punto di Infiammabilità Nucleare: La Minaccia Esistenziale di Israele

Al centro di questa escalation c'è il programma nucleare iraniano. Nonostante l'Iran insista sulla sua natura pacifica , l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (IAEA) ha ripetutamente avvertito che Teheran possiede uranio arricchito a livelli prossimi a quelli per armi (fino al 60% di purezza, un passo tecnico dal 90% necessario per le armi) sufficiente per produrre "diverse" bombe nucleari. L'IAEA e le nazioni occidentali stimano che l'Iran avesse un programma organizzato di armi nucleari fino al 2003.  

Israele considera un Iran dotato di armi nucleari una "minaccia esistenziale". Questa percezione è alla base della sua "Dottrina Begin", che afferma il diritto di Israele a impedire agli avversari regionali di acquisire armi nucleari, come dimostrato dagli attacchi passati contro reattori nucleari in Iraq (1981) e Siria (2007). La retorica del Primo Ministro Netanyahu, che paragona la leadership iraniana ai nazisti, sottolinea la gravità con cui Israele percepisce questa minaccia.  

La Rete di Proxy e le Reazioni Ambivalenti degli Stati Arabi

L'Iran ha costruito una vasta rete di gruppi militanti, l'"Asse della Resistenza", che include Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e i ribelli Houthi nello Yemen. Tuttavia, questa rete ha subito gravi battute d'arresto e un significativo indebolimento dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Hezbollah, ad esempio, ha subito gravi danni e ha perso leader (incluso Hassan Nasrallah) e gran parte del suo arsenale in una guerra di 14 mesi con Israele. Questo indebolimento dei proxy iraniani è stato un fattore che ha contribuito alla decisione di Israele di lanciare attacchi diretti contro l'Iran.

Le reazioni degli stati arabi sono state complesse. Quasi tutti gli stati arabi che hanno accordi di pace o normalizzazione con Israele hanno pubblicamente condannato l'attacco di Israele alle strutture nucleari iraniane, citando violazioni della sovranità e del diritto internazionale. Tuttavia, dietro le quinte, la maggior parte dei governanti arabi si oppone privatamente a un Iran nucleare, percependo la sua ascesa come una minaccia che potrebbe innescare una corsa agli armamenti nucleari regionale. Ci sono persino indicazioni di un coinvolgimento arabo segreto nelle operazioni di Israele, come i sorvoli dello spazio aereo giordano e saudita e l'intercettazione di droni iraniani da parte di jet giordani. Questa contraddizione riflette la necessità dei leader arabi di non allinearsi pubblicamente con Israele, specialmente data la situazione a Gaza, pur condividendo interessi strategici contro l'Iran.  

Il Gioco delle Grandi Potenze e le Ripercussioni Economiche Globali

L'escalation ha innescato reazioni a livello globale:

  • Stati Uniti: Hanno dichiarato di non essere coinvolti nell'attacco israeliano, ma hanno avvertito Teheran contro ritorsioni sugli interessi statunitensi. L'amministrazione Trump, in particolare, è vista come divisa, con una retorica di supporto a Israele ma pressioni dietro le quinte per la moderazione.  
  • Unione Europea: Ha espresso "seria preoccupazione per il rischio di una spirale di violenza" e ha ribadito l'impegno per una soluzione diplomatica alla questione nucleare iraniana.  
  • Nazioni Unite: Il Segretario Generale Antonio Guterres ha chiesto un'immediata cessazione dell'escalation , mentre Russia e Cina hanno condannato gli attacchi israeliani in una sessione di emergenza del Consiglio di Sicurezza.  
  • Russia: Mantiene legami complessi con entrambe le parti. Il Presidente Putin ha condannato gli attacchi israeliani e ha offerto mediazione , pur beneficiando silenziosamente del conflitto che distoglie l'attenzione degli Stati Uniti dall'Ucraina e potenzialmente aumenta i prezzi del petrolio.  
  • Cina: Ha condannato le "violazioni della sovranità iraniana" e ha esortato a fermare le "pericolose azioni militari". Essendo il maggiore acquirente di petrolio iraniano, la Cina desidera stabilità regionale per proteggere le sue rotte energetiche.  

Le ripercussioni economiche sono già evidenti. I prezzi del petrolio sono inizialmente saliti fino al 13% dopo l'attacco israeliano , anche se si sono poi raffreddati. Tuttavia, il rischio di una guerra più ampia potrebbe interrompere il flusso di petrolio iraniano e, soprattutto, portare alla chiusura dello Stretto di Hormuz , un passaggio cruciale attraverso il quale passa quasi un quinto di tutte le spedizioni globali di petrolio. Una tale chiusura avrebbe un impatto immediato e significativo sui prezzi globali del petrolio, innescando pressioni iperinflazionistiche e una grave crisi del costo della vita.  

Scenari Futuri: Un Equilibrio Precario

Gli esperti delineano diversi scenari per il futuro :  

  • Escalation Controllata (più probabile): Continuazione di attacchi segreti e mirati in Siria, Iraq e potenzialmente nel Mar Rosso, senza una guerra su vasta scala, ma con prolungata instabilità e interruzioni della navigazione.  
  • Guerra Regionale (alto rischio, bassa probabilità): Un errore di calcolo o un incidente sotto falsa bandiera potrebbe innescare un confronto totale, coinvolgendo Libano, Siria e Iraq, con interruzioni dei flussi globali di petrolio e massicci flussi di rifugiati.  
  • De-escalation Strategica tramite Terze Parti: Mediazione da parte di paesi come Turchia, Qatar, Oman o Russia, che porterebbe a una calma temporanea ma non risolverebbe le tensioni di fondo.  

Il rischio di utilizzo di armi nucleari rimane basso ma non nullo. Israele opera sotto una dottrina di "opacità" riguardo al suo arsenale nucleare, riservandone l'uso a minacce esistenziali. L'Iran, pur essendo uno "stato soglia" con capacità di arricchimento elevate, probabilmente non possiede testate dispiegabili. L'uso nucleare da parte dell'Iran è attualmente inesistente, ma la situazione potrebbe cambiare se Israele tentasse di distruggere siti chiave della leadership iraniana o se l'Iran fosse geopoliticamente messo all'angolo.  

La situazione attuale è un delicato equilibrio. La capacità di gestire questa crisi senza spingere la regione verso un conflitto totale dipenderà dalla volontà delle parti di impegnarsi in canali diplomatici e dalla capacità degli attori esterni di mediare efficacemente. Il mondo osserva con il fiato sospeso.

domenica, giugno 15, 2025

ReDUB

La Partita Balistica in Medio Oriente: Analisi di una Tensione Sottovalutata di Gemini I.A

 


Negli ultimi mesi, il Medio Oriente è stato teatro di una crescente escalation che ha visto l'Iran e Israele scambiarsi attacchi, portando la regione sull'orlo di un conflitto più ampio. Mentre i titoli dei giornali spesso si concentrano sugli eventi immediati, sotto la superficie si cela una complessa "partita balistica" le cui dinamiche e implicazioni rimangono oscure a molti. Questa analisi mira a fare chiarezza, esplorando le capacità militari, le strategie di deterrenza e i rischi nucleari che definiscono questo pericoloso equilibrio.


L'Arsenale Iraniano: Una Minaccia in Evoluzione

L'Iran possiede il più grande e diversificato arsenale missilistico del Medio Oriente, con oltre 3.000 missili balistici e una crescente forza di missili da crociera. Negli ultimi dieci anni, Teheran ha fatto passi da gigante nel migliorare la precisione e l'accuratezza dei suoi missili, trasformandoli in una minaccia convenzionale sempre più potente.

Un aspetto cruciale è il passaggio dell'Iran dai missili a propellente liquido a quelli a propellente solido. Questi ultimi sono preferiti per la loro rapidità di lancio, facilità di manutenzione e minor vulnerabilità in combattimento. Mentre i missili a propellente liquido richiedono rifornimento in loco, rendendoli più facili da individuare e distruggere, quelli a propellente solido possono essere lanciati con maggiore celerità, aumentando la loro efficacia. L'Iran, inoltre, detiene la capacità autonoma di produrre questi motori, il che ne rafforza l'indipendenza militare.

La Portata Oltre i Confini Regionali: Sebbene l'Iran abbia storicamente dichiarato un limite autoimposto di 2.000 km per la gittata dei suoi missili, alcuni sistemi come il Khorramshahr potrebbero estendere la loro portata fino a 3.000 km con testate più leggere. Ancora più significativi sono i suoi Veicoli di Lancio Spaziali (SLV), come il Simorgh e lo Zuljanah, che, se riconfigurati per scopi militari, potrebbero raggiungere gittate di 4.000-6.000 km. Questo significa chiaramente che ampie porzioni dell'Europa sono potenzialmente a portata di questi sistemi.


L'Ombra Nucleare: Capacità e Intenzioni

La capacità intrinseca di molti missili iraniani di trasportare carichi nucleari è una fonte di profonda preoccupazione internazionale. Nonostante l'Iran neghi di voler sviluppare armi atomiche, il suo programma di arricchimento dell'uranio ha raggiunto livelli elevati (fino al 60% di purezza) e il "breakout time" (il tempo necessario per produrre materiale fissile per una bomba) si è ridotto a poche settimane.

È fondamentale chiarire: al momento, non ci sono prove che l'Iran possegga un'arma nucleare operativa. Tuttavia, la sua avanzata capacità di arricchimento e lo sviluppo di vettori potenzialmente compatibili la posizionano a un passo da tale traguardo. L'arma atomica è percepita dall'Iran come una possibile "estrema ratio" per la propria deterrenza, ma la comunità internazionale è determinata a impedirne l'acquisizione per evitare una pericolosa proliferazione nella regione.


La Difesa Israeliana: Uno Scudo Multistrato

Di fronte alla minaccia iraniana, Israele ha sviluppato uno dei sistemi di difesa aerea e missilistica più avanzati al mondo, basato su un approccio multistrato:

  • Iron Dome: Per intercettare razzi a corto raggio.
  • David's Sling: Per missili a medio raggio, droni e missili da crociera.
  • Arrow 2 e Arrow 3: I pilastri della difesa contro i missili balistici a lungo raggio, con l'Arrow 3 capace di intercettazioni exo-atmosferiche (nello spazio), ben al di fuori dell'atmosfera terrestre.

Negli attacchi recenti, come quello dell'aprile 2024, Israele ha rivendicato un tasso di intercettazione eccezionale, pari a circa il 99% dei proiettili lanciati. Sebbene anche negli scambi più recenti il tasso di successo sia rimasto molto alto (spesso superiore all'80-90%), è cruciale comprendere che nessun sistema di difesa è infallibile al 100%. Un attacco massiccio, come la minaccia iraniana di lanciare 2.000 missili e droni, metterebbe a dura prova le difese, e anche se solo una piccola percentuale penetrasse, i danni potrebbero essere significativi, specialmente in aree urbane densamente popolate come Tel Aviv. I video degli impatti che circolano in rete sono la triste testimonianza di questa realtà.


La Variabile Pakistan: Una Potenza Nucleare in Gioco

Un aspetto spesso trascurato è il ruolo del Pakistan. Il Pakistan è una potenza nucleare dichiarata, con un arsenale stimato di circa 170 testate. Nelle recenti tensioni, Islamabad ha espresso un "pieno sostegno" all'Iran, esortando all'unità islamica contro l'aggressività israeliana.

Questo sostegno, sebbene principalmente diplomatico e politico, aggiunge un ulteriore livello di complessità. Non implica una condivisione di tecnologia nucleare, poiché il Pakistan ha i propri interessi di non proliferazione. Tuttavia, la sua posizione come attore nucleare nella regione amplifica la posta in gioco e sottolinea come la stabilità regionale sia intrinsecamente legata a un fragile equilibrio di poteri.


La Sottile Linea della Distruzione Reciproca Assicurata (MAD)

La nostra analisi porta a una conclusione cruciale: la "partita balistica" tra Iran e Israele, che vede coinvolte anche potenze nucleari come il Pakistan, si svolge sotto l'ombra della Deterrenza Nucleare.

  • Israele è una potenza nucleare de facto.
  • Il Pakistan è una potenza nucleare dichiarata.
  • L'Iran è sulla soglia di acquisire la capacità nucleare.

Questa configurazione crea una situazione di Distruzione Mutua Assicurata (MAD). Se l'Iran dovesse acquisire e utilizzare un'arma nucleare, o se un attacco convenzionale su vasta scala di uno dei due paesi minacciasse l'esistenza dell'altro, la ritorsione nucleare sarebbe quasi certa, portando alla reciproca annientamento.

Questa logica spinge entrambe le parti a evitare di superare la "soglia nucleare". La strategia di Israele è quella di impedire all'Iran di ottenere l'arma nucleare; quella dell'Iran è di infliggere danni significativi e rafforzare la propria deterrenza, ma senza provocare una risposta atomica che porterebbe alla propria distruzione.


Conclusione: Un Equilibrio Precario e Sottovalutato

La partita balistica in Medio Oriente non è solo una questione di missili che volano, ma di calcoli strategici, percezioni di minacce esistenziali e il delicato equilibrio della deterrenza nucleare. La gravità degli eventi in corso, unita al potenziale nucleare in gioco, rende questa una delle situazioni geopolitiche più tese e sottovalutate al mondo. Comprendere queste dinamiche è il primo passo per apprezzare la fragilità della pace e l'urgente necessità di de-escalation nella regione.