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La rivoluzione inizia quando comprendiamo che è possibile
costruire un mondo migliore, qui e ora, impiegando la ragione
per raggiungere l'unico vero fine, il più nobile, quello del
benessere di tutti gli esseri viventi.
La rivoluzione inizia quando rimettiamo in discussione i dogmi
del sistema sociale nel quale viviamo, senza alcuna limitazione,
partendo proprio dalle nostre più intime convinzioni, come la
fede politica o quella religiosa, avvalendoci di un sano pensiero
scettico, logico e razionale.
La rivoluzione inizia quando smettiamo di credere che le
soluzioni arriveranno dall'alto, ovvero da una élite che a tutto
pensa tranne che al nostro benessere, e così iniziamo ad agire
in prima persona per risolvere i nostri problemi, quelli degli
esseri umani che ci stanno vicino e quelli che compongono il
resto dell'umanità.
La rivoluzione inizia quando sostituiamo la competizione per
scopi individualistici alla cooperazione con obiettivi
collettivistici e, dal momento che possiamo cooperare per
assicurare il benessere di tutti, comprendiamo che è stupido
competere e lottare l'uno contro l'altro per stare un po' meglio a
discapito delle condizioni di vita altrui, quando invece
collaborando in modo sinergico potremmo star bene tutti, senza
alcun bisogno di assurde contrapposizioni competitive, né della
follia delle guerre.
La rivoluzione inizia quando rimettiamo al centro l'essere
umano e non il profitto, eliminando così quell'indesiderabile
eterogenesi dei fini che colpisce come un cancro la nostra
società, perché comprendiamo che il motivatore sociale non
può essere la massimizzazione del profitto a tutti i costi, bensì
il raggiungimento delle migliori condizioni di vita possibili per
tutti gli esseri viventi.
La rivoluzione inizia quando smettiamo di violentare le nostre
menti con le idiozie dei grandi monoteismi, che ci ricattano con
il castigo eterno e ci promettono l'illusoria ricompensa di un
paradiso accessibile post mortem al modico prezzo
dell'ignoranza e della sottomissione ai dettami del culto, e così
iniziamo ad ambire a un paradiso ben più utile, quello reale,
che tutti insieme possiamo costruire, qui, sul pianeta Terra.
La rivoluzione inizia quando non siamo più disposti a farci
sfruttare e a tollerare lo sfruttamento degli altri esseri umani, e
quindi neanche noi in prima persona siamo più disposti a
sfruttare gli altri, perché realizziamo che è una cosa stupida,
crudele e ingiusta.
La rivoluzione inizia quando il nostro utilizzo di beni e servizi
diventa consapevole e responsabile, in particolare quando
comprendiamo che il consumo smodato comporta delle
conseguenze che si ripercuotono negativamente sul benessere
di tutti gli esseri viventi.
La rivoluzione inizia quando scientemente decidiamo di non
contrarre debiti con le banche, e di non lucrare interesse con
manovre finanziare speculative, perché comprendiamo che
quelle azioni renderanno schiavi del sistema sia noi che gli
altri.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che le razze, la
nazionalità e ogni altra classificazione rappresentano dei limiti
che esistono solamente nella nostra mente, in quanto prima di
ogni altra cosa siamo tutti esseri umani.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che il potere di un
altro individuo non può esistere senza la nostra legittimazione,
che è resa possibile dalla paura e dal timore, dall'ubbidienza e
dalla sudditanza.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che il denaro è
uno strumento che le élites utilizzano per esercitare il dominio
sulla massa, decidendo scientemente di mantenerlo scarso
nonostante sia virtualmente infinito e non abbia un vero costo
in sé, assicurandosi il controllo dell'emissione che avviene
sempre previa richiesta di un interesse, in modo da renderci
schiavi di un debito eterno che costringe l'economia a crescere
per non fallire.
La rivoluzione comincia quando comprendiamo che non è
detto che l'economia debba per forza crescere, e che la
215 di 263decrescita può avvenire senza peggiorare le condizioni di vita,
ma al contrario, se opportunamente implementata, rappresenta
la chiave per migliorarle, anche se è evidente che tutto ciò non
può avvenire muovendosi all'interno delle insensate,
inefficienti e inique logiche economiche capitalistiche, che
devono evidentemente essere superate.
La rivoluzione inizia quando diventiamo consapevoli del fatto
che il denaro è soltanto un mero costrutto metafisico di origine
antropica, un semplice segno contabile memorizzato nei server
delle banche, che non può avere alcun valore senza la fiducia
che noi riponiamo in esso come intermediario per lo scambio di
beni e servizi, e sempre noi scegliamo di utilizzare, nonostante
non sia strettamente indispensabile, se non addirittura dannoso,
per organizzare una struttura sociale a misura di essere umano.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo il vero valore del
tempo della vita, e così concepiamo un nuovo sistema
economico che non obblighi più gli esseri umani a vivere per
lavorare, ma permetta a tutti di lavorare per vivere.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che la
disoccupazione in realtà è un falso problema, perché è
sufficiente lavorare meno per poter lavorare tutti pur
mantenendo lo stesso stipendio, semplicemente redistribuendo
la ricchezza già esistente, implementando un'apposita politica
monetaria d'integrazione dei redditi.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che le
automazioni e l'intelligenza artificiale non rappresentano un
pericolo in quanto sono in grado di "rubarci il lavoro", ma al
contrario sono degli strumenti fondamentali da impiegare in
modo massivo per restituire tempo libero in abbondanza agli
esseri umani che potrebbero comunque avere accesso ai
prodotti realizzati da un sistema produttivo quasi
completamente automatizzato.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che anche gli
animali sono esseri viventi in grado di provare sentimenti e
dolore, quindi iniziamo a rispettarli invece di utilizzarli come
se fossero "cose" il cui senso esistenziale è soddisfare i nostri
deplorevoli vizi.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che siamo parte
della natura e la natura è parte di noi, quindi invece di
distruggerla e prodigarci per inquinare l'ambiente, iniziamo a
rispettarla, vivendo in modo sinergico con essa, perché
sappiamo benissimo che dalle condizioni di salute
dell'ecosistema dipende direttamente anche la nostra salute e
quindi la qualità della nostra vita.
La rivoluzione inizia quando ci guardiamo intorno e vediamo
che la natura non ha dato a nessuno il diritto di dominare gli
altri o di possedere di più rispetto ai propri simili, e quindi
comprendiamo che siamo noi che consentiamo a una
minoranza avida e parassitaria di dominarci e avere in eccesso
rispetto alla media, invece di suddividere in parti uguali la
ricchezza che siamo in grado di realizzare, eliminando fame e
povertà.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che ogni essere
vivente è un capolavoro della natura unico e irripetibile che
merita di vivere in condizioni di benessere, felicità e libertà.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che è stupido
assecondare le esigenze di un sistema folle e malato, quando
sappiamo benissimo che così facendo non faremo altro che
contribuire attivamente a tutte le storture che esso induce, e che
compromettono la felicità, la salute e il benessere di tutti gli
esseri viventi, noi inclusi.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che la ricchezza
ottenuta a discapito del benessere degli altri non può renderci
profondamente felici, perché condanna a sopportare il fardello
del dolore e della sofferenza dei poveri, degli sfruttati e degli
oppressi che hanno reso possibile quelle condizioni d'iniqua
opulenza.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che una società
che impiega la scienza e la tecnologia per minimizzare il lavoro
umano, realizzando condizioni di abbondanza, sostenibilità,
uguaglianza e libertà per tutti, nella quale ciascun individuo
contribuisce secondo le sue possibilità e riceve in base alle
proprie necessità... rappresenta un mondo migliore per ogni
essere umano, ricchi e potenti inclusi.
Se vogliamo realmente risolvere i problemi che caratterizzano
l'odierna società, abbiamo a disposizione una strategia
potentissima: quella di trovare noi stessi le soluzioni e di agire in prima
persona, cooperando con gli altri esseri umani, per fare in
modo che vengano attuate, ricordandoci sempre di guardare al
nobile fine del benessere collettivo, avendo cura di non
rimandare questo compito fondamentale a loschi individui che
in realtà lavorano al servizio del potere.
Se vogliamo davvero costruire una società migliore, riattiviamo
la nostra mente che è stata messa in standby da un lavoro
totalizzante, dall'indottrinamento e dalla continua opera di
mistificazione e distrazione attuata tramite i mass media;
rimettiamo al centro tutti gli esseri viventi e iniziamo a
collaborare, non prima di esserci convinti del fatto che l'unico
vero fine da raggiungere è quello del benessere collettivo.
È del tutto inutile passare la vita a lamentarci, polemizzare o
incolpare gli altri, quando invece siamo noi per primi con i
nostri comportamenti che produciamo quel costrutto antropico
interagente chiamato società.
Ma ogni società per essere cambiata ha bisogno di fatti
concreti, non bastano solo il pensiero e le parole.
Il Mahatma Gandhi disse: «Sono le azioni che contano. I nostri
pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false
fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il
cambiamento che vuoi vedere nel mondo» e la società muterà
con te.
Sì, anche tu che stai leggendo questo saggio puoi cambiare il
mondo e puoi farlo in un modo molto semplice: iniziando a
fare la tua parte, ricordando sempre che la rivoluzione
comincia da te!
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