La fine di Daesh si avvicina, ma col referendum curdo i gestori della sovversione globale stanno innescando il prossimo conflitto. Per Israele, ovviamente, e sempre secondo il piano Kivunim, la destabilizzazione dei paesi islamici per linee etnico-religiose.
No, il Medio Oriente non deve aver pace. Netanyahu esulta apertamente. Bernard Henry Lévy è accorso ad abbracciare (e farsi fotografare accanto) a Masud Barzani e a suo figlio Najerfane, due vecchi amici. Del resto, alla sicurezza dei Barzani provvede il Mossad, che ne dirige anche i servizi di informazione .
La presenza di BHL è sinistra, nonostante il personaggio sia ridicolo: è il più notorio fanatico, promotore e propagandista di “interventi umanitari” occidentali con bombardamenti, pulizie etniche e stragi anche dei più ipotetici nemici di Israele. Ex nouveau philosophe e autentico neocon, ha tramato con gli islamisti libici per distruggere Gheddafi, è stato uno degli attori principali della distruzione della Libia e della sua giustificazione mediatica. Per anni, è stato il propagandista in Europa dei peshmerga curdi e della loro immagine eroica, “laica e moderna” e secessionista.
Il motivo è ovvio. Come ha spiegato Thierry Meysssan, è dagli anni ’60 che i servizi ebraici hanno un piede nel Kurdistan iracheno. Dopo la caduta di Saddam, vi si sono impiantati (col benvenuto del clan Barzani) come una succursale del Mossad e degli interessi israeliani. Hanno aiutato la fazione curda in ciò che Israele sa far meglio: l’espulsione, la pulizia etnica delle altre minoranze, arabe, yazide e turcomanne: è così che hanno preparato – col favore implicito di Usa NATO – la “stupefacente” vittoria al referendum. Oggi i curdi sono più preziosi che mai per indebolire e antagonizzare il governo di Bagdad, ormai sciita, e metterlo in difficoltà, magari provocando una guerra civile curdo-irachena.
Adesso Netanyhu ha promesso a Barzani “200 mila israeliani” per “aiutarlo” ad amministrare il paese. Un accordo segreto, sembra, rivelato da un settimanale che si pubblica a Erbil e si chiama, guarda caso, Israel-Kurd. (https://issuu.com/kurdisrael)
Duecentomila? Non è un numero assurdo come pare.
“L’aspirazione al Grande Israele si accorda perfettamente coi progetti dei curdi per il “Grande Kurdistan” – scrive Sara Abed, esperta di storia e politica curda – “Il piano per un “Grande Israele” di Oded Yinon [l’estensore del piano Kivunim] pone che è imperativo utilizzare i kurdi per meglio dividere i paesi vicini e così contribuire ad un piano di dominio allargato […]. Un recente studio dell’Università Ebraica ha appurato che la popolazione geneticamente più prossima ai giudei potrebbero essere i kurdi”.
Insomma, gli ebrei hanno scoperto che i kurdi sono quasi ebrei come loro. Una profonda fratellanza li unisce.
Israele ha finalmente qui, a ridosso dei nemici di cui ha giurato la distruzione, una vasta enclave ricchissima di petrolio, realmente sua, da cui preparare il conflitto contro l’Iran da distanza ravvicinata e riattivare un “piano B” per la Siria, dopo che il piano A è stato mandato a fallimento da Mosca,Hezbollah e Teheran.
IRAN: la comparsa, anzi l’esibizione a Kirkuk delle unità di combattenti curdi iraniani, venuti apposta dall’Iran, e mostrati in mimetiche NATO con armi americane (e non i kalashnikov di servizio) sono una evidente e arrogante minaccia a Teheran. Si è vista l’unità “Hoshabi al Khalil”,del “Partito della Libertà del Kurdistan” (PAK O PJAK): sono arrivati a migliaia dall’Iran per “combattere lo Stato Islamico” a fianco dei curdi iracheni. Adesso il PJAK proclama di “essere pronto a tutto sacrificare per impedire alle forze sostenute dall’Iran di riprendere i territori controllati dai curdi”.
Le “forze sostenute dall’Iran” sono le Unità di Mobilitazione Popolare, Hashd al-Chaabi, che hanno combattuto Daesh. Sono combattenti sciiti iracheni –che rispondono al principale imam sciita dell’Irak, Ali Al Sistani, e iraniani, fedeli alla Guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei.
“Li consideriamo terroristi, peggio dell’IS, consideriamo Hashd al Chhabi una minaccia per il mondo”: così, esponenti armati del PJAK hanno detto ai giornalisti occidentali. Una minaccia “per il mondo”, l’esagerazione tradisce le iperboli di Netanyahu. Del resto è noto che PJAK è una vecchia creazione di Cia e Mossad in condominio. Negli anni precedenti hanno usto i membri per infiltrare e sabotare in territorio iraniano e raccogliere intelligence. Ora li armano e addestrano per qualcosa di maggiori dimensioni – una lotta armata dell’indipendentismo curdo nel territorio iraniano – magari con l’aiuto dei 200 mila israeliani?
“in gennaio 2012, Le Figaro ha raccontato che agenti segreti reclutavano e addestravano dissidenti iraniani nei campi clandestini del Kurdistan iracheno”, scrive l’analista Sarah Abed: “schierandosi coi curdi, Israele guadagna occhi ed orecchie in Iran, Irak e Siria”. Del resto, “tutti i gruppi politici curdi nella regione hanno legami di lunga data con Israele. Ciò è legato a gravi violenze etniche contro gli arabi, gli assiri e i turkmeni”. Le pulizie etniche che hanno “omogeneizzato” l’area facendo dei curdi la maggioranza.
“Un secondo Israele geopolitico”: così anche l’analista Andrei Korybko non esita a definire il Kurdistan iracheno indipendente di fatto. “Un Kurdistan creato dai territori presi all’Irak e alla Siria, uno stato-cuscinetto che andrebbe da Irbil fino al Mediterraneo attraverso il territorio siriano “. Ecco che torna il progetto di tagliare l’integrità territoriale della Siria. Il disegno per il quale l’Occidente e Israele avevano creato i jihadisti di Al Nusra e Daesh, oggi sconfitti.
“Il 1° giugno 2014, i servizi segreti dell’Arabia Saudita, degli Stati Uniti, di Israele, della Giordania, della Regione autonoma del Kurdistan iracheno, del Qatar, del Regno Unito e della Turchia hanno organizzato ad Amman, in Giordania, un incontro preparatorio per l’invasione dell’Iraq da parte di Daesh – conferma infatti Meyssan – Sappiamo dell’esistenza di questa riunione dal documento turco che Özgür Gündemha pubblicato immediatamente [2]. Questo quotidiano – con cui ho collaborato – è stato chiuso dal “sultano” Recep Tayyip Erdoğan” [3].
Il che pone la domanda: con chi sta adesso Erdogan? Certo dovrebbe vedere la nascita di uno stato curdo in Irak come un pericolo estremo.
Ma “gli S 400 proteggeranno la Turchia da una forza aerea curda”; butta là Korybko. Una forza aerea del Kurdistan iracheno e indipendente? Non è affatto impossibile ora (con Sion a pilotarla). Ricordo che gli americani hanno ceduto ad Erdogan la loro base di Al Udeid in Katar, con un avvicendamento pianificato. Come mai? Forse non c’è più bisogno di una base simile per le prossime mosse offensive, avendo “un secondo Israele” in Irak con una forza aerea ……. Forse anche Al Udeid è troppo vulnerabile ai missili iraniani,in caso di guerra guerreggiata.
Secondo il modesto parere di chi scrive, è proprio quello cui punta Israele: un conflitto di grandi dimensioni contro l’Iran, che stracci gli accordi sulla moratoria nucleare iraniana, che costringa Washington a fare l’ultimo sforzo per Sion, e l’Europa ad accodarsi, come sempre.
Magari sarà un caso se venerdì 22, i militari cinesi che presidiano la base di Gibuti – la prima base cinese nel Golfo Persico petroliero, Bab el Mandeb – aperta per giunta da nemmeno due mesi, hanno condotto esercitazioni di tiro con proiettili veri. Forse Pechino sa qualcosa che noi ignoriamo (ma sospettiamo).
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